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Ascoli, Ganz: Non vedo l’ora di tornare in campo

E’ un Simoneandrea Ganz già molto ben inserito nel contesto ascolano quello che si è presentato  ai giornalisti in conferenza stampa presso la sede sociale di Corso Vittorio Emanuele.

Ufficializzato quindici giorni fa, Ganz è rimasto in attesa della presentazione ufficiale che avrebbe dovuto tenere direttamente il Presidente Bellini, che tanto l’ha voluto in bianconero. Un intervento chirurgico all’occhio ha però tardato di quasi dieci giorni il rientro in Italia del n. 1 dell’Ascoli e così Ganz, che sabato ha debuttato con la maglia bianconera nel match di campionato con la Pro Vercelli, ha incontrato oggi i giornalisti. Tanti gli argomenti trattati, dalla scelta dell’estate scorsa di accettare l’offerta del Pescara al prossimo match con la Pro Vercelli:

“L’Ascoli è la Società che mi ha voluto fortemente non solo sei mesi fa, ma anche ora e per questo ringrazio il Presidente e il Direttore Sportivo. Quando poche settimane fa l’Ascoli mi ha chiamato non ci ho pensato due volte, apprezzo molto il fatto che il Presidente volesse presentarmi di persona, ha fatto un investimento molto importante che mi carica di responsabilità, è uno stimolo per dimostrare che non è stato un investimento sbagliato. Quando sento l’importanza e la stima della Società posso rendere al meglio. La scorsa estate su di me c’erano Ascoli e Pescara, avevo parlato con Zeman che mi voleva a tutti i costi e in quel frangente ho fatto una scelta, che non è stato affatto un rifiuto dell’Ascoli, ma una scelta legata a Zeman e al fatto che con lui gli attaccanti hanno sempre fatto bene. E’ chiaro che è una scelta che col senno di poi non rifarei, avrei dovuto scegliere l’Ascoli sei mesi fa. Se sono pentito? No, nel senso che ogni esperienza insegna qualcosa. Il rimpianto è quello di non aver potuto dimostrare in questi primi sei mesi di stagione il mio valore, ma non mi va di parlare del passato o di persone che non hanno creduto in me e che non si sono comportate bene nei miei confronti. Il mio spirito di riscatto voglio metterlo in pratica per questa città, per i tifosi, che sabato sono stati fantastici e per la maglia bianconera. Ho tanta voglia di poter esultare con i miei compagni in questa piazza che merita tanto.
L’intesa con Monachello? E’ buona anche se abbiamo giocato insieme una sola volta, ci completiamo bene, nel 3-5-2 dobbiamo stare molto vicini. Sabato abbiamo affrontato una delle migliori squadre in trasferta, un Cittadella che ci chiudeva tutte le giocate che abbiamo provato a fare. Abbiamo disputato un buon primo tempo trovando anche il gol, ma nella ripresa l’avversario ha avuto la meglio”.

Sul suo rapporto con papà Maurizio ha detto: “Mi dà sempre consigli importantissimi, mi è sempre vicino, ci sentiamo quotidianamente, entrambi i miei genitori mi aiutano sempre. Con papà parliamo di come è andato l’allenamento, della partita e mi confronto con lui sulle scelte che faccio; mi ha consigliato di venire all’Ascoli, ci ha giocato tante volte contro e mi ha detto che sarebbe stata la scelta giusta per rilanciarmi dopo questa prima parte di stagione in cui non ho avuto l’opportunità di giocare”. A chi gli chiede se si aspetta che ad Ascoli lo apostroferanno con “El segna semper lu” ha risposto: “No, io sono Simoneandrea e non Maurizio. E’ normale che venga sempre paragonato a papà e questa è per me una cosa bellissima, ma avrò una carriera ed un percorso diversi da lui. A 24 anni voglio essere me stesso. Se essere figlio d’arte mi ha pesato? Non è mai stato un problema e il paragone con papà mi ha sempre fatto piacere. I miei calciatori preferiti? Intanto da piccolo guardavo sempre i video dei gol di papà e li ricordo tutti a memoria, ma devo dire che ho avuto la fortuna di allenarmi con uno come Ibrahimovic e ho avuto lui come simbolo e riferimento, un campione fuori dal normale per costanza e mentalità. Oggi dico che mi piace molto Icardi, ho visto le sue statistiche e alla sua età ha già segnato 99 gol in Serie A…”.

Sulle aspettative della piazza e quanti gol vorrebbe realizzare da qui a fine stagione: “L’importante è portare l’Ascoli alla salvezza, spero di farne tanti. Conosco le aspettative che ci sono su di me, mi piace prendermi le responsabilità e spero di dimostrare a tutti il mio valore. Se la pressione dei tifosi può essere una responsabilità negativa più che uno stimolo? La pressione è per me stimolo e responsabilità allo stesso tempo, ma non negativa perché quando mi sento importante generalmente mi esprimo meglio. Oltre me, Martinho e Monachello arrivati a gennaio, ci sono anche Rosseti, che è molto molto bravo e Varela, insomma un reparto d’attacco di tutto rispetto e che non rispecchia la posizione in classifica. Nel gruppo vedo tanta convinzione, siamo vivi e convinti di quello che possiamo fare e il Mister ci dice di credere in noi stessi; ha molta stima di ciascuno di noi. E io ho sempre pensato che se non credi tu in te stesso e in quello che fai, non potranno crederci neanche gli altri. Oltre a questo aspetto ritengo fondamentale la cultura del lavoro”.

Sul modulo: “Non ho preferenze, mi basta giocare a due punte perché ho possibilità di svariare di più, riesco a rendermi più “fastidioso”. Nell’ultimo anno e mezzo invece ero l’unica punta. Con il Mister mi trovo bene, parla spesso con noi e questo lo apprezzo molto. I miei obiettivi? Fare più gol possibili per questa salvezza, giocare, vivere la partita, tutto quello che mi è mancato in questi primi sei mesi e in parte l’anno precedente quando avevo davanti a me un bomber come Pazzini. Mi manca divertirmi in campo e io quando mi diverto esprimo tutto quello che ho dentro, la mia passione per il calcio. La cosa più bella è stata tornare sabato in campo dopo sei mesi in cui non ho giocato quasi per niente, in uno stadio così, coi tifosi che ci hanno incitati fino alla fine e con una coreografia veramente bella”.

Sulla città: “Vivo in centro, come altri calciatori, perché ho scelto di vivere la gente e la quotidianità, la città è molto bella e qui si vive di pane e calcio, tutti vivono in funzione della partita dell’Ascoli. Sono molto contento di essere arrivato, i compagni mi hanno accolto molto bene e l’obiettivo comune è di trovare tutti i meccanismi possibili per raggiungere la salvezza”.

Il numero 23: “C’erano pochi numeri liberi, così ho scelto questo per una serie di motivi: lo ha portato papà, è il numero preferito del mio migliore amico e poi mi è sempre piaciuto”.

Sul prossimo match di Vercelli: “Si va a Vercelli per vincere, non possiamo nasconderci, sarà difficile per noi, ma anche per loro. E’ una sfida importante per il nostro prosieguo e siamo molto carichi e non vediamo l’ora che arrivi sabato”.