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Banca Marche, UIL “Nessun Salvataggio, Solo Speculazioni”

Banca Marche
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ANCONA 25 NOV.  Il piano di salvataggio di Banca Marche da parte del Governo Renzi non convince in molti, anche la UIL Marche, per bocca del segretario regionale Fioretti, è molto scettica a riguardo.
Secondo il sindacato marchigiano più che tutelare l’istituto di credito si banchetta suelle sue spoglie e a pagare saranno risparmiatori e azionisti.

“Il decreto legge 183/2015 ed i provvedimenti collegati adottati da Banca d’Italia rappresentano una soluzione per il futuro della Nuova Banca Marche, ma non c’è molto da festeggiare.
Il coinvolgimento nel salvataggio di azionisti e detentori di obbligazioni subordinate è un sacrificio che colpisce i risparmi dei clienti, minando quel rapporto di reciproca fiducia su cui si sono basati, da sempre, i rapporti tra banca e territorio. Un territorio che perderà anche il fondamentale supporto economico delle Fondazioni delle tre casse di risparmio di origine, che in questi anni hanno contribuito fortemente a sostenere il welfare nelle Marche.
Le proposte che erano sul tavolo del Governo fino alla scorsa settimana, i cosiddetti piano “A” (intervento del Fondo Interbancario con la contribuzione delle banche italiane) e “B” (una holding privata a cui sarebbero intervenuti volontariamente istituti di credito nazionali), avrebbero salvaguardato maggiormente azionisti, clientela ed anche i lavoratori, questi ultimi prossimamente interessati da progetti di ristrutturazione da parte di chi acquisirà la Nuova Banca Marche (o parti di essa).
Invece, per obbedire ai diktat dell’Unione Europea, si è distrutta la “vecchia” Banca Marche, poi fatta resuscitare con l’intervento salvifico dei “soliti noti” (i grandi istituti di credito nazionali) che tuttavia non hanno versato un solo euro, visto che si sono messe le mani sui soldi della banca stessa (gli ormai famosi accantonamenti sul credito deteriorato, di consistenza ben superiore rispetto alle più prudenti banche del Sistema, usati strumentalmente per mettere in ginocchio l’istituto di Jesi e che ora vengono traghettati sull’unica bad bank appositamente fatta nascere per il “salvataggio”), su quelli dei marchigiani ed anche su quelli dei contribuenti (tenuto conto che l’intera operazione genera un sostanzioso risparmio fiscale per le banche acquirenti). In tutto una montagna di qualche miliardo di euro”.