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Campagna antitruffa a Pesaro, cinque persone denunciate

Polizia

La prevenzione e repressione alle truffe e, in particolare, di quelle in danno categorie sociali più deboli come quella degli anziani, costituisce, anche in questa Provincia, uno dei primari obiettivi della Polizia di Stato. Personale della Polizia di Stato in servizio presso il Commissariato di P.S. di Fano ha implementato le attività di controllo e di indagine, individuando gli autori di diversi raggiri, sia quelle c.d. on line che in danno di anziani, segnalando all’Autorità Giudiziaria 5 persone per il reato di truffa.

Nella prima categoria delle truffe on line, le indagini condotte dagli investigatori del Commissariato fanese, coordinati dal dirigente Stefano Seretti, seguite ad altrettante denunce di fanesi, hanno portato all’identificazione di 4 connazionali, tutti originari di regioni del centro-sud e già conosciuti alle Forze di Polizia per reati specifici. In particolare, le denunce dei truffati avevano tutte come oggetto l’acquisto di beni usati su una piattaforma on line di vendite. Il modus operandi, simile per tutti i predetti casi, consisteva nel fornire le coordinate per effettuare il versamento degli importi concordati, anche tramite contatti telefonici diretti, di un acconto o dell’intera cifra pattuita, per poi non dare luogo alla spedizione del bene oggetto della transazione e rendersi del tutto irreperibili. Nei 4 casi oggetto di indagine, riguardanti la vendita di un’aspirapolvere, di un motociclo, di una fotocamera e di un contratto di assicurazione per auto, gli importi pagati variavano da 300 a 1000 euro.

Il consiglio della Polizia di Stato ai consumatori è quello di accordarsi per la visione diretta del bene che si è intenzionati ad acquistare e, pertanto, dare preferenza a vendite di beni dislocati non distanti, o, quantomeno accordarsi per la dazione di caparre di importi minimi.

Nella seconda categoria delle truffe in danno di anziani, è stato denunciato per truffa aggravata un soggetto di origine campana, noto alle Forze dell’Ordine per il coinvolgimento in numerosi altri episodi del genere, verificatisi in tutta Italia, tanto da far ipotizzare la propria appartenenza ad un vero e proprio sodalizio criminale specializzato nella commissione di truffe, per aver “spillato” soldi e preziosi ad una anziana fanese. Le indagini condotte dagli investigatori del Commissariato di Fano, hanno permesso di ricostruire il seguente modus operandi, utilizzato dal malfattore con l’ausilio di un complice, che si espone ai fini di prevenzione generale:

la persona anziana, sola in casa, sempre in orario mattutino, riceveva la telefonata di un fantomatico avvocato, che asseriva di chiamare per conto del figlio, il quale, a suo dire, non riusciva a mettersi in contatto con il genitore. La potenziale vittima, comprensibilmente preoccupata, subito componeva il numero di cellulare del proprio congiunto al quale, però, rispondeva un uomo che, dopo essersi qualificato come “comandante dei Carabinieri”, lo informava che il figlio era incorso in un incidente stradale, che stava bene, ma che si trovava in stato di fermo in caserma e che, pertanto, non poteva parlargli direttamente. Continuava sostenendo che la sua auto era priva di copertura assicurativa e che se avesse versato subito il denaro necessario a pagare la relativa polizza ed il verbale, avrebbe evitato la sospensione della patente, il processo in tribunale per il giorno successivo e la condanna alla detenzione in carcere per almeno sei mesi.

Veniva quindi fornito il numero di cellulare di un fantomatico avvocato, da contattare per l’immediata consegna della somma di denaro necessaria. A questo punto l’anziano, in preda ad una comprensibile agitazione, chiamava l’avvocato per accordarsi sulla consegna della cifra richiesta (circa 5.000 euro in contanti o, in caso di mancanza di liquidità, l’equivalente in gioielli in oro). Poco dopo tempo si presentava a casa dell’anziano un uomo, distinto e ben vestito, il quale, qualificandosi appunto come l’avvocato, ritirava il denaro o i preziosi, per poi dileguarsi.

Gli agenti del Commissariato fanese appuravano che il truffatore, al termine del primo contatto telefonico, in realtà non chiudeva la comunicazione telefonica con la vittima, sebbene fingesse di farlo. Di conseguenza quest’ultima, convinta di aver terminato la chiamata, subito dopo componeva il numero di cellulare del figlio, continuando a parlare, in realtà, con l’altro malfattore che si spacciava per appartenente alle forze dell’ordine. Anche gli eventuali tentativi di contattare parenti o amici per un possibile ausilio, venivano vanificati con lo stesso sistema. La vittima, pertanto, veniva abilmente isolata ed indotta a versare il denaro, nella convinzione di poter in tal modo aiutare il proprio familiare. Le indagini condotte dai poliziotti, che si sono avvalsi anche della fondamentale collaborazione della vittima, hanno permesso di identificare uno dei due responsabili  e di denunciarlo a piede libero per il reato di truffa aggravata.