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Cooperative Sociali B: 3.500 lavoratori impegnati nelle Marche

I lavoratori occupati nelle cooperative sociali di tipo B nelle Marche sono 3.500 di cui 1.680 nelle coop che aderiscono a Legacoopsociali Marche.

Del totale delle persone occupate, 1.500 sono gli inserimenti lavorativi di soggetti svantaggiati nella regione e 200 i tirocini. L’impatto sociale di ogni euro investito per l’inserimento lavorativo nelle cooperative sociali di quest’ultime è pari a 1,92 euro ossia il doppio di quanto investito. Questo il quadro descritto nel convegno “Lavorare bene, lavorare tutti” organizzato da Legacoopsociali Marche a Palazzo Li Madou-Regione Marche ad Ancona per raccontare come funzionano gli inserimenti lavorativi delle persone svantaggiate nelle coop sociali marchigiane.

L’inserimento lavorativo nelle coop sociali di tipo, regolato dalla legge 381 del 1991, interessa gli invalidi fisici, psichici e sensoriali, gli alcolisti, gli ex degenti di istituti psichiatrici e i soggetti in trattamento psichiatrico, i tossicodipendenti, i minori, in età lavorativa, in condizione di difficoltà familiare, i detenuti e i condannati ammessi alle misure alternative di detenzione. Persone che, nelle Marche, lavorano nelle coop sociali che si occupano di logistica, trasporti e facchinaggio, facility management, servizi ambientali, gestione mense e parcheggi, pulizie civili e industriali, manutenzione del verde, servizi sanità e scolastici ausiliari, cultura e turismo, agricoltura sociale, didattica e confezionamento e assemblaggio.

Le cooperative sociali che aderiscono a Legacoopsociali Marche sono 68, su un totale di 382, di cui 34 di tipo B, ha spiegato il presidente Amedeo Duranti nell’incontro coordinato dal responsabile regionale Fabio Grossetti. I soci sono 11.428, i soci lavoratori 6.523, gli addetti totali 8.527. La crescita, in dieci anni, ha riguardato i tre valori: nel 2008, nelle 59 cooperative aderenti, i soci erano 6.407, i soci lavoratori 3.512, gli addetti totali 4.839. Il valore della produzione di queste cooperative è passato dagli oltre 100 milioni di euro del 2008 ai 168 milioni del 2017. Le cooperative di Legacoopsociali Marche rappresentano il 16% del totale ma ben il 49% del valore della produzione totale regionale.

In Italia, ha detto Laura Bongiovanni, presidente Isnet, illustrando la 10° edizione dell’Osservatorio Isnet sull’impresa sociale del 2016, sono 67.134 i soggetti svantaggiati occupati nelle cooperative sociali di cui 44.545 sono persone disabilità fisica o psichica, 18.163 i soggetti svantaggiati con problemi di dipendenza (alcol o droga) e 4.426 le persone detenute o ammesse alle misure alternative di detenzione. “Dalla nostra rilevazione emerge forte il valore sociale dell’impegno delle cooperative sociali che occupano queste persone – ha sottolineato Bongiovanni -, come l’essere di aiuto per le famiglie per la conciliazione dei tempi privati e lavorativi, del fatto che viene data una possibilità di integrazione nella società e che, grazie al lavoro, s’interviene sugli stereotipi, aiutando ad aprire gli orizzonti e favorendo il confronto con nuove realtà e l’apertura mentale”.

Un’apertura ribadita da Alberto Alberani, responsabile Legacoopsociali Emilia Romagna, che ha ricordato come “noi cooperatori sociali esistiamo per far inserimento lavorativo. Questo è il nostro core business, non solo offrire servizi o partecipare agli appalti. Il valore di questo impegno rimane quello che abbiamo compiuto ancora prima della legge: abbiamo convinto queste persone che non erano più handicappati, pur essendo disabili, perché potevano lavorare come tutti”.

E’ tornando a queste radici, ha detto Gianfranco Alleruzzo, presidente Legacoop Marche, “quelle degli anni ’70 in cui i lavoratori erano alla base del progetto di creazione di cooperazione sociale, e alla forza di un’alleanza, fra i nostri soci, lavoratori, utenti, che dobbiamo operare in un momento storico che ci è ostile. Abbiamo dei valori, noi non vogliamo solo fare reddito, ma creare coesione sociale e lo facciamo con la nostra capacità di fare rete capendo e migliorando ancora più quello che facciamo”.

Giovanni Santarelli, dirigente Politiche sociali Regione Marche, ha invece rimarcato come “l’inserimento dei soggetti fragili non è una marginalità ma un’indicazione che il lavoro fragile è tutelabile. Questo sembrava un dato acquisito, che la cooperazione sociale diventasse un modello dei rapporti e delle relazioni del lavoro. Dopo trent’anni di impegno in questo campo, non sembra più tanto scontato in un contesto in cui il diritto del loro per tutti viene messo in discussione, con una nuova politica sociale che deve confrontarsi con un nuovo sistema di finanziamento pubblico, con risorse di più difficile accessibilità”.

Mario Rosati, responsabile Cooperazione di tipo B Legacoopsociali Marche, ha affermato come “nel fare innovazione sia sempre necessario partire dai bisogni sociali”, mentre Francesco Casale, docente Università di Camerino, ha illustrato le finalità del Master dei processi innovativi per le start-up culturali e creative, che ha lo scopo di formare giovani alla creazione di pmi che possano resistere sul mercato e che siano orientati allo sviluppo intelligente sostenibile e solidale.