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CRISI MERCATONE BUSINESS: NELLE MARCHE A RISCHIO 1.000 POSTI DI LAVORO

Mercatone Uno

mercatone_unoANCONA 27 GEN. Mercatone Business, azienda storica della distribuzione organizzata del mobile, complementi di arredo e casalinghi, che conta 79 punti vendita in tutta Italia con circa 3500 dipendenti, ha presentato istanza di concordato preventivo “in bianco”. Nelle Marche, ci sono tre punti vendita con oltre 100 lavoratori: Pesaro, Monsano (An) e Civitanova Marche (Mc). Ad oggi, i tre negozi delle Marche stanno utilizzando i contratti di solidarietà.

Si tratta di una situazione gravissima; le organizzazioni sindacali Filcams Cgil Fisascat Cisl e Uiltucs Uil hanno proclamato lo stato di agitazione e stanno valutando le iniziative da mettere in campo. “Purtroppo la notizia non ci ha sorpreso – affermano le tre sigle di categoria – poichè avevamo già compreso negli ultimi mesi che la situazione aziendale stava

rapidamente degenerando. Negli ultimi tre anni abbiamo sottoscritto accordi sindacali per l’utilizzo dei contratti di solidarietà che dovevano avere lo scopo di consentire un processo di riorganizzazione dei punti vendita, tale da rilanciare l’azienda e renderla competitiva e contenere, al contempo, il costo del lavoro per salvaguardare l’occupazione”. Per i sindacati, invece, “l’immobilismo, la mancanza di iniziativa anche sul piano commerciale hanno caratterizzato l’andamento degli ultimi tre anni, contribuendo ad aggravare gli inevitabili effetti della crisi economica. A nulla, quindi, sono serviti i sacrifici che lavoratrici e lavoratori (che in molti casi lavorano in Mercatone Business da 15/20 anni ed oltre) hanno fatto negli ultimi anni”. Al momento, fanno sapere i sindacati, non si hanno informazioni sul piano industriale che dovrà essere presentato nè delle ricadute che l’istanza di concordato preventivo potrà avere sui dipendenti di Mercatone Business”. Il prossimo 5 febbraio è previsto un incontro per definire la situazione di quanti lavoratori sono a rischio. “Per questo – sostengono i sindacati – riteniamo necessaria l’apertura di un tavolo sia con l’azienda che con le massime istituzioni, a cui chiederemo di farsi garanti della salvaguardia di lavoratrici e lavoratori”