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Post Sisma, fondi per recupero Collegiata di San Giovanni di Macerata

La Regione Marche e la Diocesi di Macerata hanno firmato l’accordo che destina 3,2 milioni di euro del Por Fesr al recupero e alla riqualificazione della Collegiata di San Giovanni di Macerata, danneggiata dal sisma del 2016. La firma è avvenuta presso la Sala Li Madou di piazza Strambi, con la partecipazione del presidente Luca Ceriscioli, del vescovo Nazzareno Marconi, dell’architetto progettista Enrico Da Gai (dello Studio Da Gai di Roma) e dell’assessore regionale Angelo Sciapichetti.

I fondi disponibili sono quelli aggiuntivi stanziati dall’Unione europea e dallo Stato dopo il terremoto, utilizzati per il ripristino e la valorizzazione di “edifici culturali con valore simbolico”. Regione e Diocesi hanno individuato, per l’intervento a Macerata, l’ex collegiata gesuitica che occupa spazi di proprietà ecclesiastica e in parte pubblica. “È un progetto che parte con la collaborazione di tanti soggetti, un simbolo anche per la ricostruzione delle Marche – ha detto il presidente Ceriscioli – È rivolto, in primo luogo alla comunità di Macerata, intesa nella sua interezza, a partire dall’Università, dal Comune, dalla Diocesi. Recupera uno spazio di grande valore e di grande importanza nell’architettura della città. Un bene a uso e consumo della comunità locale come struttura culturale, come esempio ben riuscito di un ottimo progetto di recupero. Lo abbiamo scelto come edificio simbolo nel quadro dei finanziamenti aggiuntivi dei fondi Fesr che permetterà di restituire, attraverso la cultura, tante opportunità di crescita, sviluppo e lavoro al nostro territorio”.

I fondi a disposizione delle Marche, per il recupero di questi beni culturali simbolo, ammontano a 8 milioni di euro, ha ricordato il presidente: “Gli altri 4,8 andranno ad altre realtà diffuse nel territorio. L’obiettivo comune è di realizzare interventi di grandissima qualità, cioè che tengano insieme qualità progettuale, qualità architettonica, qualità nei risultati raggiunti a favore della cultura”. La Regione Marche, ha concluso Ceriscioli, “resta leader nell’investimento culturale come strumento di attrazione. La bellezza della nostra regione si esprime in tanti modi, certamente uno è quello della cultura. Fare questi investimenti significa rispettare il nostro patrimonio, quello che ci hanno lasciato di bello e affascinante, e poterlo utilizzare come strumento di crescita economica”.

San Giovanni, ha ricordato il vescovo Marconi, “è sempre stato uno spazio di accoglienza della città, perché era uno spazio dove i Gesuiti, attraverso la loro predicazione, sviluppavano temi non solo religiosi, ma anche culturali. Attraevano, in modo particolare, i grandi Quaresimali, le grandi celebrazioni. Era un luogo dove tutta la città si ritrovava. Noi cerchiamo di trovare oggi, nel rispetto delle specificità di ognuno, all’interno di questo speciale, peculiare, bellissimo contenitore uno spazio di ospitalità”. Macerata ha anche altri beni culturali ed ecclesiastici da recuperare, dopo il terremoto, ha rimarcato il vescovo: “Si inizia da qui, da San Giovanni, per tracciare una strada anche tecnica, di soluzione dei problemi esistenti, per creare quelle sintonie con il mondo del pubblico che ci permetteranno di portare avanti la progettazione e la rendicontazione dei lavori del terremoto in maniera agile e ordinata”.

Il Complesso da restaurare ospita anche la biblioteca comunale Mozzi Borgetti, insieme ad attività dell’Università degli studi e dell’Accademia belle arti. Il progetto di recupero è stato curato dalla Diocesi, prevedendo sia il restauro che il rispristino strutturale. Il contributo regionale garantirà il consolidamento e il miglioramento sismico, con particolare riferimento alla riparazione dei danni alla grande cupola emisferica e alla facciata monumentale sulla piazza. L’accordo individua, a carico regionale, il restauro dell’aula ecclesiale, adeguata a sala conferenze e aula magna, insieme alle opere architettoniche e impiantistiche finalizzate alla riapertura dell’edificio monumentale. Il piano seminterrato verrà invece recuperato a spese dell’ente proprietario.