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RICHIESTA MARCHE ACCETTATA: NO COLTIVAZIONE MAIS OGM IN ITALIA

OGMANCONA 27 GEN. Il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, il Ministro delle politiche agricole, Maurizio Martina e quello dell’Ambiente, Gian Luca Galletti, hanno firmato lo scorso 23 Gennaio (e ora è in pubblicazione) il decreto che sancisce il divieto di coltivazione di mais Ogm MON810  e di tutte le coltivazioni Ogm in generale. Il provvedimento proroga, per un periodo di ulteriori 18 mesi dalla sua entrata in vigore, il divieto già emanato con il precedente decreto interministeriale del 12 luglio 2013. La decisione anticipa il recepimento in Italia della nuova direttiva in materia di Ogm che sancisce il diritto degli Stati membri di limitare o proibire la coltivazione di organismi geneticamente modificati (Ogm) sul territorio nazionale. Soddisfazione viene espressa dall’assessore regionale all’Agricoltura, Maura Malaspina che, prima come presidente del Coordinamento delle regioni europee OGM FREE e, successivamente, come coordinatrice delle Regioni italiane “No OGM”, si era battuta per la modifica comunitaria, stabilendo che ogni nazione potesse autonomamente vietare la produzione Ogm.  C’era il serio pericolo che la vacatio-legis avesse lasciato scoperto il divieto di coltivare Ogm in Italia, in quanto il decreto del ministero della Salute, di concerto con il ministero dell’Agricoltura e il ministero dell’Ambiente del 12 luglio 2013, che aveva vietato la coltivazione dell’unico mais Ogm autorizzato nell’Ue (MON810) decade il prossimo 10 febbraio e il recepimento della nuova direttiva Europea non potrà avvenire  prima della fine del 2015. A partire, quindi, dal 10 febbraio, sarebbe stato possibile coltivare Ogm in Italia. L’ assessore Malaspina aveva, per questo, predisposto, nei giorni scorsi, un ordine del giorno, chiedendo proprio che la Conferenza unificata dei presidenti delle Regioni impegnasse il governo a prorogare il decreto del ministero della Salute che, finora, ha impedito la coltivazione Ogm. “Una vittoria – ribadisce l’assessore – che considera prioritaria la volontà dei consumatori italiani ed europei che non vogliono mangiare e vedere nei loro piatti alimenti che contengono Ogm, oltre che garantire la biodiversità, la salvaguardia dell’ambiente e la caratterizzazione del nostro paesaggio. Gli agricoltori italiani e marchigiani in particolare, non vogliono gli Ogm perché nelle loro aziende preferiscono valorizzare la biodiversità e le più redditizie produzioni di qualità, le denominazioni d’origine e le coltivazioni biologiche. Coltivare Ogm, invece, comporterebbe una desolante uniformità di territorio, normalmente orientato alla coltivazione di monocolture e che costringerebbe gli agricoltori a non disporre più liberamente delle loro produzioni, delle loro sementi, della loro diversità, della loro libertà, della loro storia e tradizioni”.