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UNIONCAMERE MARCHE, INIZIO 2015 ANCORA DIFFICOLTOSO

unioncamere-marcheANCONA 8 MAG.  I dati recentemente diffusi dall’Unioncamere sull’iscrizione e la cessazione delle imprese nelle Marche nel primo trimestre 2015 rappresentano una ulteriore conferma che le difficoltà economiche ed occupazionali, anche nella nostra regione, sono tutt’altro che superate.

Un ulteriore calo di 1394 imprese in solo tre mesi, dopo una lunga serie negativa registrata negli anni passati, dovrebbe far riflettere tutti coloro che già parlano di crisi superata e di avvio di una inversione di tendenza.

A farne le spese, sono soprattutto le imprese individuali (-1363) , in particolare nei settori del commercio (-515), dell’edilizia (-355) e dell’agricoltura 8-526): in questi casi, molto spesso, si tratta  di rapporti di lavoro subordinati, mascherati da lavoro autonomo. Ma anche le attività industriali vedono un calo complessivo di 296 imprese.

Se accostiamo questi dati a quelli relativi alla disoccupazione, che a marzo 2015 è arrivata, in ambito nazionale, al livello record del 13% , possiamo dedurre che, diradata la cortina fumogena della propaganda politica, la realtà dimostra quanto sia ancora drammatica la situazione del paese, e della nostra regione, e quanto siano sbagliate le scelte di politica economica e del lavoro adottate in questi anni. Da ultimo, con il Jobs Act che ha avuto come unico effetto la cancellazione di diritti fondamentali dei lavoratori, sempre meno liberi e sempre più ricattabili, senza creare alcun nuovo posto di lavoro.

Rimane come unica strada quella da sempre indicata dalla Cgil: una politica espansiva che sappia sostenere gli investimenti e la domanda interna, senza disperdere a pioggia le risorse come invece ha fatto il Governo con l’ultima legge di stabilità.

Nelle Marche, rimane il problema, ormai consegnato alla prossima legislatura, di far convergere le azioni e le risorse di tutti i soggetti dell’economia, del lavoro e della conoscenza, nella direzione di progetti innovativi di qualità che sappiano rafforzare la competitività dei nostri territori, anche in questo caso superando resistenze corporative o logiche elettoralistiche che sino ad ora hanno frenato il processo di sviluppo.