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ALIMENTI, LE MARCHE IMPORTANO ALIMENTI DA 61 PAESE: GRAVI LACUNE DELLE ETICHETTE

bambino-alimentazioneANCONA 4 FEB.  Anche il pesce della Lituania finisce sulle tavole dei marchigiani insieme a tanti altri prodotti che comperiamo da 61 Paesi diversi in testa la Germania, ma anche Marocco, Indonesia, Cile e Iraq. La nostra Regione nei primi nove mesi del 2014, secondo l’Ufficio Studi di Confartigianato Marche, ha importato   prodotti alimentari per  quasi 204  milioni di euro di cui più della metà ( 51,9%) pari a 105,7 milioni di euro per pesce, crostacei e molluschi lavorati e conservati. L’import alimentare proveniene per quasi un terzo  ( 31,2%) da Paesi Extra UE: In particolare l’11,7% dall’America centromeridionale, il 5,5% dai Paesi Europei non UE, il 4,6% dall’Asia orientale, il 3,5% dall’Asia centrale, il 2,1% dall’Africa settentrionale.

I numeri della globalizzazione alimentare secondo lo studio di Confartigianato Marche,  mostrano flussi commerciali ingenti diretti alle Marche da Paesi molto lontani: dall’Ecuador importiamo 13,2 milioni di prodotti alimentari, più che dalla Francia (9,2 milioni); dall’India importiamo 6,8 milioni di prodotti alimentari, più che dalla Danimarca (6,7 milioni) e dall’Austria (5,6 milioni); dalla Turchia importiamo 5,2 milioni di euro di prodotti alimentari e dalla Colombia 4,3 milioni, più che dalla Polonia (3,8 milioni) e più che dal Regno Unito (3,7 milioni).
Nota a parte merita la Lituania : questo piccolo Paese si colloca al 4° posto per valore di importazioni alimentari (14 milioni di euro) che supera quello che proviene dalla Francia: il 99,7% delle importazioni alimentari dalla Lituania dirette nelle Marche sono costituite da pesce, crostacei e molluschi lavorati e conservati per un valore di 13,9 milioni che la posizionano al secondo posto tra i Paesi da cui importiamo pesce, dietro alla Spagna. Dalla Germania invece comperiamo soprattutto prodotti lattiero caseari  che rappresentano i due terzi ( 66,9%) dei 42 milioni di euro di alimenti importati nelle Marche.
Le famiglie marchigiane in un anno hanno speso per consumi alimentari (alimentari e bevande non alcoliche) 3.553,6 milioni di euro.
Nel settore dell’artigianato alimentare delle Marche si contano 3.136 imprese che rappresentano il 26,7% del totale delle imprese alimentari ( la media nazionale è 20,7%). In un anno si è registrata una  crescita dello 0,8%, pari a 26 imprese artigiane dell’alimentare registrate in più; tale dinamica, più intensa della crescita del comparto rilevata a livello nazionale (+0,4%), colloca le Marche al 5° posto in Italia.
Dallo scorso 13 dicembre non è più obbligatorio indicare lo stabilimento di produzione sulla confezione dei prodotti.  In questo modo non è più possibile capire chi produce ciò che si acquista, poiché è obbligatorio indicare sulla confezione soltanto il nominativo e l’indirizzo della sede legale dell’operatore responsabile che è quello con il cui nome o ragione sociale è commercializzato il prodotto o l’importatore in UE nel caso il prodotto provenga da paesi extra UE. Ed è proprio qui il problema, dato che questo operatore potrebbe anche non essere il produttore ed ove invece lo fosse la sede legale potrebbe non coincidere con la sede delle stabilimento di produzione.
Auspichiamo , sottolinea Giorgio Cippitelli segretario di Confartigianato Marche , che l’obbligo di indicazione dello stabilimento di produzione sia ripristinato nell’interesse soprattutto dei consumatori che potrebbero consapevolmente scegliere un alimento rispetto a un altro anche in considerazione del paese o la regione dove è prodotto per motivi legittimi come sostenere l’economia e l’occupazione locali, privilegiando prodotti con minore impatto ambientale, come sono di norma quelli dell’artigianato agroalimentare.
La richiesta di Confartigianato di indicare lo stabilimento di produzione sulle etichette dei prodotti alimentari si fonda sulla necessità di fornire informazioni al consumatori in un mercato fortemente globalizzato.