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Artigianato, settore ancora in crisi nella provincia di Ancona

Belvederesi
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ANCONA 19 APR.  In 241 tentano l’impresa ma 351 gettano la spugna. Non torna in terreno positivo neanche nel primo trimestre 2016 il settore dell’artigianato in provincia di Ancona. La dinamica del tessuto imprenditoriale, sottolinea Confartigianato, riflette il momento storico che sta vivendo il nostro Paese, nel quale da una parte si notano timidi segnali di ripresa dall’altra si scontano ancora gli effetti di questa lunga crisi. Soprattutto in alcuni ambiti: in provincia di Ancona sono ancora le costruzioni il comparto che più paga gli effetti della recessione ( saldo a -36 imprese) , non va meglio al manifatturiero ( – 24), in negativo anche servizi alle imprese e alle persone.

I dati al primo trimestre dell’anno sono tradizionalmente caratterizzati da un bilancio negativo tra iscrizioni e cessazioni di impresa a causa del concentrarsi di queste ultime sul finire dell’anno precedente che determina una variazione statistica negativa nel trimestre successivo.

Da gennaio a marzo sono nate nella provincia dorica 241 imprese artigiane e 351 hanno chiuso con un saldo negativo di 110 aziende. Nello stesso periodo del 2015 le aperture erano state 249 e 370 le chiusure ( – 121). I dati sono stati elaborati dall’ufficio studi di Confartigianato su fonte Unioncamere- Infocamere.

Sono le imprese artigiane più piccole che ancora faticano ad intercettare l’aria di ripresa e quindi vanno aiutate con misure concrete.

Ripartire dal manifatturiero significa , dice Valdimiro Belvederesi presidente di Confartigianato, rilanciare la crescita perché questo comparto rappresenta l’asset più importante dell’economia territoriale.

Il nostro modello di sviluppo non può prescindere dalla piccola imprenditoria manifatturiera, quella che non delocalizza e contribuisce a preservare il tessuto produttivo.

Il sostegno alla ripresa degli investimenti rimane elemento decisivo per il rilancio. Servono inoltre incentivi per progetti di innovazione , alleggerimento della pressione fiscale, pagamenti certi in tempi brevi, investimenti sulla formazione , l’eliminazione degli adempimenti burocratici inutili, accesso al credito e a costi contenuti, appalti a misura di micro e piccola impresa, inoltre lo sviluppo di adeguate politiche per favorire l’internazionalizzazione in termini di promozione commerciale all’export delle nostre imprese.

E’ più che mai necessario che tutti gli attori dello sviluppo intensifichino l’impegno e la collaborazione per favorire un protagonismo di territorio capace di rilanciare una competitività di sistema. Un percorso che sia costruito e modellato sulla specificità della nostra realtà produttiva composta quasi interamente da imprese di piccole dimensioni.