Raffaele Pucino, come tanti calciatori bianconeri, sta trascorrendo il periodo di isolamento ad Ascoli Piceno con la moglie Nancy e i figli Giovanni e Alessandro, rispettivamente di sei e tre anni e mezzo.
Come sta e come state vivendo queste settimane di isolamento?
“Fa male sapere che tante persone sono in terapie intensiva e stanno cercando di combattere il virus e che i decessi sono ancora troppo numerosi. Io e la mia famiglia stiamo rispettando le regole, esco solo per fare spesa e con tutte le precauzioni del caso”.
Che appello farebbe a tutti i cittadini?
“E’ indispensabile rispettare le regole e tutte le misure preventive perché più siamo ligi e più è probabile che il virus vada via prima, facendo soffrire un minor numero di persone; già troppe ci hanno rimesso e continuano a farlo”.
Come trascorre le sue giornate da papà e marito?
“Vivere la famiglia 24 ore al giorno non capita di frequente, quindi è bello stare con le persone che ami, ma con questa situazione così critica io e mia moglie ci impegniamo a far pesare il meno possibile ai bimbi il momento critico. I bimbi sono vivaci, molto complici fra loro e ci tengono costantemente impegnati. Se mia moglie si dedica a casa e cucina – disinfetta ogni centimetro di casa – io sto con Giovanni, che è in prima elementare e deve fare quotidianamente i compiti oltre a partecipare a qualche videoconferenza; Alessandro invece è la mina vagante di casa, cerchiamo di distrarlo con giochi diversi”.
Come avete spiegato ai bambini la situazione?
“Giovanni credo ne abbia compreso la serietà quando, la settimana successiva all’ultimo allenamento, emerse la positività al virus di un dirigente dell’Entella; il Direttore Sportivo Tesoro informò noi calciatori e quindi sono stato in quarantena evitando di avere contatti coi bimbi, dormivo in un’altra stanza ed ero a distanza di sicurezza”.
Come si sta tenendo in forma?
“Approfitto il pomeriggio quando i bimbi riposano: svolgo lavori a corpo libero e poi mi sono attrezzato anche con cyclette e manubri. Abbiamo i programmi che ci hanno mandato i ‘prof’ e che sono calibrati in base agli attrezzi che uno ha a disposizione”.
I suoi genitori sono a Caserta. Al Sud la situazione sembra essere sotto controllo.
“Il Presidente della Regione Campania De Luca sta adottando misure drastiche, che finora hanno sortito gli effetti sperati, infatti, pur essendo una regione popolosa, i casi sono nella norma, se così si può dire.
Va dato merito anche al Presidente della Regione Marche Ceriscioli, che per primo prese la decisione di rinviare la partita con la Cremonese. Quel giorno probabilmente nessuno di noi aveva capito la situazione, nessuno era cosciente, eravamo già entrati in contatto con i tesserati della Cremonese. In quel frangente fu presa una decisione per la salute, per evitare il contatto fra tifosi. I miei genitori sono a Caserta, i suoceri a Napoli, siamo in contatto con le videochiamate”.
Si parla di ripresa del campionato in estate, congelamento delle classifiche e altre proposte. Qual è il suo pensiero?
“Capisco che ci sia il desiderio di riprendere il campionato perché è normale che, quando inizi una stagione, vuoi portarla a termine, ma la situazione, seppur in miglioramento, è ancora difficile. Mi auguro di riprendere quando la situazione sarà sicura, la mia è una considerazione di rispetto nei confronti di chi ha sofferto e continua a soffrire. Noi calciatori abbiamo vissuto questo periodo come tutti gli esseri umani, con le paure e le preoccupazioni che hanno tutti”.
Se si dovesse riprendere a porte chiuse?
“Questo sarebbe brutto perché i tifosi rappresentano un’alta percentuale dello spettacolo del calcio. Penso che comunque si proverà fino alla fine a riprendere i campionati”.
Il calcio non si sottrae ad un ridimensionamento generale sotto tutti i punti di vista. Cosa pensa?
“Credo che sia stato un tema affrontato precocemente a livello generale perché un conto è fare considerazioni in funzione di una ripresa dei campionati, un altro se le competizioni saranno definitivamente sospese. In quest’ultimo caso è giusto che tutti facciano un passo verso le società e si parli”.
Cosa manca di più in questo periodo di isolamento? Cosa farà quando si tornerà alla normalità?
“A livello calcistico mi manca tutto, la quotidianità, i compagni e ovviamente il calcio giocato. Quando terminerà questa situazione di emergenza, mi auguro prima possibile, non farò nulla che riguarderà me, ma chiederò ai miei figli quello che vorranno fare e cercherò di accontentarli in tutti i modi. Ho grande rispetto per chi si sta dedicando al prossimo in questa situazione e non direi mai “quanto mi manca fare questo o quello”. Il desiderio più grande mio e di mia moglie è veder diminuire il numero dei decessi”.