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COMUNI MARCHE, SPESE MAGGIORI RIVOLTE A GESTIONE ENTE E SOCIALE

ancona-portoANCONA 30 OTT. L’IRES CGIL Marche, in collaborazione con l’Anci Marche, ha raccolto e analizzato i bilanci consuntivi 2012 di 177 Comuni, il 74% del totale dei Comuni marchigiani con il 90% della popolazione.

Il quadro complessivo che emerge dalla ricerca di Novella Lodolini, coordinatrice dell’Ufficio Studi Ires Marche, evidenzia che la maggior parte della spesa delle amministrazioni viene impiegata nella gestione dell’ente e, in seconda battuta, viene la spesa per il Welfare, con delle rilevanti differenze in rapporto alla dimensione dei Comuni.

I dati,dunque. Dalla ricerca emerge che i Comuni hanno  a disposizione 922 euro di entrate correnti per cittadino con cui finanziare la spesa per i servizi e per il funzionamento della struttura amministrativa.

Tali risorse provengono per la maggior parte dai tributi pagati dai cittadini su cui gravava una pressione tributaria media di 618 euro: sono  i cittadini dei Comuni con più di 50mila abitanti a pagare di più, 708 euro ciascuno, mentre a pagare meno sono i cittadini dei Comuni tra 5 e 10mila abitanti 8494 euro).

I trasferimenti correnti dallo Stato e dalla Regione sono molto contenuti: appena 96 euro a cittadino.

La spesa sostenuta dai Comuni per abitante ammonta ad 853 euro in media.

Tra i capitoli di spesa, quella per l’amministrazione dell’ente è pari a 232 euro, il 27% della spesa corrente totale, e risulta molto elevata nei Comuni con meno di mille abitanti (411 euro).

La spesa per il Welfare (istruzione pubblica, scuola, sport e sociale) ammonta a 282 euro per abitante e rappresenta il 33% della spesa corrente totale con un’incidenza maggiore nei Comuni più grandi.

La maggior parte della spesa per il Welfare è costituita dalla spesa sociale in senso stretto (asili nido, residenze per anziani, assistenza alla persona, ecc.) pari a 146,26 euro per abitante e che rappresenta in media il 17,2% della spesa corrente complessiva. Anche in questo caso, la spesa sociale pro capite aumenta con la dimensione del Comune.

 

Per quanto riguarda i piccoli Comuni, quelli con meno di 5mila abitanti hanno in bilancio risorse che, per una percentuale consistente pari a  circa il 39%, servono a finanziare spese “fisse” come il personale e gli interessi passivi contro il 36% dei Comuni maggiori.

Sul versante delle uscite, nei Comuni più piccoli la spesa per la gestione dell’apparato amministrativo ha un’incidenza molto elevata, pari al 33% a fronte del 26% dei Comuni più grandi.

La lettura dei dati rafforza l’opportunità e l’urgenza di una associazione tra i Comuni per la gestione delle funzioni e dei servizi ad essi assegnate per risparmiare risorse e fornire servizi migliori per qualità e quantità ai cittadini.

“La legge di stabilità e le nuove norme in tema di redazione dei bilanci comunali – spiega Novella Lodolini –  prefigurano scenari ancora più critici per i Comuni che dovranno tendere a massimizzare l’efficienza nella gestione delle risorse al fine di rispondere ai bisogni sempre più pressanti e diversificati provenienti dai cittadini”.

Secondo Roberto Ghiselli, segretario generale Cgil Marche, “le difficoltà delle amministrazioni comunali nel far fronte al crescente bisogno di servizi della popolazione si possono superare in due modi : invertire la politica dei Governi centrali caratterizzata in questi ultimi anni da continui tagli ai trasferimenti e alla spesa sociale e riorganizzando gli Enti puntando con decisione alla gestione associata dei servizi e delle funzioni per ambiti ottimali. Il sindacato vuole collaborare con le autonomie locali auspicando che si trovino le convergenze su politiche locali basate sul rigore e sull’equità sociale.”