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Consorzio Marche Biologiche, per le piccole imprese il PNRR non basterà

Consorzio Marche Bio
Francesco Torriani - Presidente Consorzio Marche Bio

Il 23 settembre si celebra la Giornata europea dell’agricoltura biologica, istituita dall’Unione europea nel quadro di una strategia che punta a favorire la crescita del settore. In occasione di questa ricorrenza il Consorzio Marche Biologiche, realtà che riunisce le principali cooperative leader della filiera cerealicola biologica marchigiana, punta l’attenzione sulle esigenze di un comparto vitale. Un comparto che ha delle implicazioni non solo agronomiche, ma anche economiche, sociali e culturali, tali da renderlo non solo un “metodo produttivo”, ma sempre più un modello e uno strumento per lo sviluppo rurale delle nostre regioni.

Le Marche sono la culla del biologico italiano, grazie ad agricoltori che già negli anni ’70 hanno avviato le prime importanti esperienze. La Superficie Agricola Utilizzata (Sau) dedicata al biologico nelle Marche ha superato i 100.000 ettari, quasi il 25% della Sau regionale. Le nostre aziende bio si differenziano per l’elevata qualità delle produzioni e ricevono importanti riconoscimenti, tra i più recenti quello della cooperativa Girolomoni risultata finalista degli EU Organic Awards promossi dalla Commissione europea. Inoltre, il nuovo Distretto biologico Marche istituito dalla Regione rappresenta un ulteriore importante strumento per rafforzare il settore.

“Per mettere a frutto queste eccellenze – afferma il presidente del Consorzio Marche Biologiche, Francesco Torriani – occorre attrezzare le imprese per affrontare uno scenario sempre più complesso. Il Consorzio sta agendo proprio in questo senso; in particolare sta supportando le cooperative con le relative aziende agricole socie nella presentazione di un importante progetto di filiera, sia ai sensi del PNRR che PSR Marche, e negli investimenti in campo energetico e per l’innovazione, che va dalla selezione di nuove varietà alla digitalizzazione fino ai servizi di consulenza. Infatti, a fattori prevedibili come il calo dei consumi alimentari nel post-pandemia e l’aumento dei competitor sul terreno della sostenibilità – sottolinea Torriani – si è aggiunta la crisi geopolitica, con l’impennata dei prezzi dell’energia e delle materie prime. In questo contesto bisogna rafforzare l’approccio di filiera: filiere forti e strutturate, con capacità di progettazione e innovazione, affrontano meglio le distorsioni del mercato. A fare le spese di questa crisi saranno soprattutto le piccole aziende, quelle non inserite in un sistema aggregato; non basteranno più i contributi della Pac né quelli del PNRR: servono organizzazioni efficienti, capaci di redistribuire il valore lungo tutta la filiera. Riguardo l’emergenza energetica, uno strumento particolarmente importante è rappresentato dalle comunità energetiche, che forniscono un modello innovativo per la produzione, distribuzione e consumo di energia proveniente da fonti rinnovabili: l’auspicio è che il nuovo governo acceleri sui decreti attuativi per realizzarle”.
Altri punti nodali riguardano il sostegno alla domanda e l’aumento della produttività: “Crescono gli ettari convertiti al biologico e di conseguenza l’offerta di prodotti: nel proliferare di marchi green e richiami alla sostenibilità, essere semplicemente bio non basta più: servono campagne promozionali d’impatto capaci di comunicare con efficacia la qualità delle produzioni bio.”
“Infine, non certo per importanza – conclude Torriani, che è anche presidente di Confcooperative FedagriPesca Marche -, la questione climatica, di drammatica attualità nella nostra regione: alluvioni in autunno e siccità in estate. L’alluvione che nella scorsa settimana ha messo in ginocchio una parte significativa della nostra regione ci ricorda per l’ennesima volta che il pianeta Terra sta male e che le conseguenze dei cambiamenti climatici rischiano di avere un effetto devastante sulle nostre comunità locali. E’ evidente che in termini politici generali vanno perseguite con determinazione le politiche coerenti con gli obiettivi del Green Deal europeo, senza ripensamenti e dilazionamenti. In termini concreti e amministrativi, occorre senza indugio mettere mano al governo del territorio con delle procedure che semplifichino e accelerino i lavori di manutenzione degli invasi, mettendo in sicurezza con gli investimenti necessari e appropriati le aree più a rischio del nostro territorio regionale”.