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Da ieri 140 scosse di aftershock, cosa succede e un po’ di storia

Da ieri 137 scosse di terremoto, cosa succede e un po' di storia
I terremoti di questi giorni al largo della costa marchigiana (Cartina INGV)

Sono state da ieri ben 140 le scosse “scosse di aftershock”

Ben 140 “scosse di aftershock”. La Sala di Sorveglianza Sismica dell’INGV, Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, a partire dal terremoto di magnitudo ML 5.7 (Mw 5.5) alle ore 07:07 italiane di ieri, mercoledì 9 novembre 2022, al largo della Costa Marchigiana tra Pesaro ed Ancona ha localizzato, alle ore 11.00 di oggi giovedì 10 novembre 2022 ben 140 terremoti o “scosse di aftershock”.

Di questi 50 eventi hanno avuto magnitudo minore di 2.0; 74 di magnitudo compresa tra 2.1 e 3.0; 13 tra 3.1 e 4.0, 1 tra 4.0 e 5.0 e 2 tra 5.1 e 6.0.

Il terremoto di questi giorni spiegato da INGV

Il terremoto di questi due giorni è una manifestazione della contrazione in atto tra la catena appenninica, che evolve spostandosi verso nord-est, e l’area balcanica, in cui è in atto un movimento simile ma opposto, con spinta verso sud-ovest. In questo senso il terremoto di oggi somiglia molto agli eventi del 20 e 29 maggio 2012 in Emilia, sapendo anche che l’Adriatico è in qualche misura il proseguimento del bacino padano verso sud-est.

Il terremoto di ieri è avvenuto in un’area dove è stato individuato un sistema di faglie sismogenetiche con cinematica inversa che corre parallelo alla costa marchigiana e romagnola, mediamente a 25-35 km dalla costa stessa.

Da ieri 137 scosse di terremoto, cosa succede e un po' di storia
Dal database delle singole sorgenti sismogeniche (fonte INGV)

Questo sistema è mappato nel DISS (Database of Individual Seismogenic Sources, https://diss.ingv.it) come una Sorgente Composita (Composite Source) con il codice ITCS106. Altri due sistemi paralleli alla costa sono rispettivamente ITCS043, posto pochi chilometri al largo di Senigallia (AN), Fano (PU) e Pesaro, e ITCS032, che corre lungo la costa stessa tra Ancona e Gabicce (PU). I tre sistemi di faglie pendono verso sud-ovest con un angolo compreso tra 25° e 45°.

Nel DISS l’ultimo dei tre sistemi è ritenuto responsabile dei forti terremoti di Rimini del 1916, di San Costanzo del 1924, e di Senigallia del 1930, mentre ancora non è chiaro quali faglie siano da considerare responsabili per i terremoti dell’anconetano del 1972.

Le scosse di oggi sembrano in buon accordo spaziale con la sorgente ITCS106, nonostante l’inevitabile incertezza di una localizzazione a mare. La sua distanza dalla costa rende ragione del relativamente basso livello di scuotimento subito dalle località costiere (si veda a riguardo l’andamento del risentimento calcolato da HSIT https://e.hsit.it/33301831/index.html), che in nessun caso ha superato il VI grado equivalente di intensità MCS. Il terremoto del 1930, invece, ebbe effetti del IX grado a Senigallia (AN) e di VIII a Fano (PU), Ancona e Sirolo (AN).

Dagli studi di sismica a riflessione condotto nell’ambito del Progetto CROP si evidenziano due sovrascorrimenti (in rosso) quali potenziali piani di faglia a cui è ascrivibile la sequenza iniziata alle 7:07 del 9/11/2022.

Sismicità storica nell’area Spiegata dall’INGV 

Dal punto di vista storico, l’area costiera compresa tra Ancona e Pesaro è caratterizzata da sismicità locale abbastanza frequente e a volte rilevante.

L’area ha risentito, inoltre, gli effetti di forti terremoti generalmente definiti “riminesi” (1672, 1786, 1916), anche se i loro epicentri potrebbero essere in effetti localizzati in mare al confine tra Romagna e Marche. La scarsa qualità dei dati strumentali, disponibili solo dal secolo scorso, non permette di stabilirlo con certezza nel caso dei terremoti più antichi.

La presenza di questi terremoti e di altri lungo la costa anconetana e del Conero, almeno dalla seconda metà del Duecento, suggerisce che il fenomeno dei terremoti localizzati in mare, a poche decine di chilometri dalla costa marchigiana settentrionale, sia tutt’altro che raro.

Le localizzazioni epicentrali dei terremoti storici sono ricavate da dati macrosismici, basati cioè su osservazioni di effetti sul territorio, pertanto le stime delle localizzazioni riportate nel catalogo storico risultano sulla terraferma. Questo non esclude che alcuni terremoti storici siano avvenuti a mare come quelli di questi giorni.

Le testimonianze storiche attendibili sui terremoti avvertiti in quest’area risalgono almeno al Duecento e riguardano terremoti che inizialmente sono segnalati solo dalle città principali (Ancona, Fano, Pesaro).

Nel Settecento, grazie all’attività di diaristi contemporanei dislocati a Pesaro, Fano, Senigallia e Ancona è stato possibile ricostruire, a volte con notevole dettaglio, l’andamento della sismicità locale.

E’ ragionevole pensare che qualcuna delle scosse accuratamente registrate da Francesco Pesaresi e Giovanni Maria Mastai Ferretti a Senigallia o dall’anonimo “tenente della fortezza” di Pesaro, riguardasse eventi simili a quello che si è verificato.

Il terremoto storico più importante per quest’area è quello di Senigallia dell’ottobre 1930, che danneggiò seriamente il centro storico della cittadina e causò nel centro storico di Ancona danni maggiori di quelli dovuti alla sequenza sismica del primo semestre del 1972.