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Dove va il Parco del San Bartolo?

Dove va il Parco del San Bartolo?
Il parco del Monte Bartolo

Pesaro – Come per altri settori della vita cittadina, almeno quella gestita dalla parte politica del Comune ed Enti collegati, viene spesso da pensare ad una sorta di sdoppiamento della personalità, del pensiero e del conseguente agire: da un lato, iniziative certamente positive ed accoglibili – specie sul lato della “promozione” dell’immagine della Città, di alcune importanti iniziative culturali, di una certa attenzione al welfare sociale, seppur molto ridotta rispetto al passato – dall’altro molto spesso vengono promossi atti – e misfatti – che vanno verso una corrente di pensiero decisamente all’opposto, specie quando ci si occupa, male e volentieri, di rispetto del territorio, delle valenze naturali, perché – semplicemente ed amaramente – questi interventi vengono “pesati” sull’aspetto economico od ancor peggio su quello della gestione dei poteri.

Come leggere diversamente ciò che sta avvenendo o – peggio – avverrà nella gestione politica ed amministrativa del Parco Naturale del San Bartolo, certamente un bene estremamente prezioso da tutelare ed apprezzare, a seguito del disposto trasferimento della Sede Legale ed operativa da Viale Varsavia – Baia Flaminia a Fiorenzuola di Focara?

Ci vengono in mente, quantomeno, le seguenti domande:

1) a quale “reale esigenza”, operativa-economica-gestionale, risponde questo trasferimento?

2) a ”chi giova” questo trasferimento, se si pensa che buona parte dell’attuale “educazione ambientale” – che dovrebbe e dovrà essere uno degli scopi principali attorno al quale far girare tutto il resto – che si svolge anche attraverso gli ottimi e ben frequentati “Laboratori Didattici” hanno come base l’ambiente marino e dirette adiacenze o gli spazi naturali che circondano l’attuale Sede?

3) quale sarà il luogo di ritrovo – ed anche quello operativo – dei tanti partecipanti, in particolare famiglie con bambini, per le suindicate attività? Forse il centro storico di Fiorenzuola, con anche l’obbligo di assurdi, antieconomici, inquinanti trasferimenti in auto?

4) come si concilia la tante volte lamentata, anche a ragione, limitatezza dei fondi a bilancio – specie quando si devono affrontare i costi per quella che dovrebbe essere la “vocazione” del Parco (ricerca, tutela, educazione) – con la spendita di complessivi € 24.393,06, di cui € 19.968,53 per “fornitura e posa in opera degli arredi per gli uffici della nuova sede del Parco a Fiorenzuola ed € 4.324,53 per la fornitura di porte in vetro per l’allestimento degli uffici amministrativi? Oltre 24mila euro che per un’azienda che DEVE trasferire la propria attività sono giustificabili, magari obbligati, probabilmente portatori di un “plus” di immagine, ma per questa per noi immotivata operazione di trasferimento appaiono come un vero e proprio spreco di denaro pubblico;

5) forse sarà per coprire parte dei costi sopra indicati che nel periodo estivo si è concessa in locazione, non sappiamo se in uso gratuito o con pagamento di un canone, uno spazio consistente dell’attuale sede ad una attività commerciale in capo alla “Aquaride Srl” con sede a Milano, che in Baia Flaminia ha gestito l’Aquaride Academy Pesaro per l’utilizzo delle cosiddette “bici d’acqua”? Sarà questa una parte della nuova “vocazione” del Parco, l’utilizzo di strutture e naturalità per “far cassa”, o comunque è opportuno agevolare in questo modo l’attività economica di un privato?

6) come giustificare il reiterato assenso degli Organi decisionali del Parco a quell’iniziativa ingiustificabile e certamente fuori da un proprio contesto, certamente non quello di una “Parco Naturale” che è la “Coppa Faro”, svoltasi nell’ultimo fine settimana?

Siamo fiduciosi che risposte esaurienti e trasparenti possano essere date ai nostri quesiti, risposte che possano sul serio toglierci dalla testa il ricorrente pensiero che l’operazione del trasferimento della Sede del Parco risponda soprattutto all’identificazione del “nuovo Regno di Fiorenzuola” con tanto di Reucci e relativa “Corte”, o magari per una cambiale sottoscritta al momento dell’ultima tornata elettorale? Noi ambientalisti, lo sanno tutti, abbiamo spesso questi “cattivi pensieri”, come quando oltre 40 anni fa abbiamo iniziato a parlare dei ”cambiamenti climatici” o del “consumo zero” di terreni agricoli, beccandoci sempre tanti epiteti, dalle “Cassandra”, a disfattisti, al contrari al progresso, ecc.ecc.; chissà se anche in questa occasione avremo pensato male?

 

La Lupus in Fabula – Associazione Ambientalista