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Ecobonus, sconto in fattura per i grandi lavori di ristrutturazione

edilizia

Sconto in fattura sull’ecobonus ammesso soltanto per gli interventi “di ristrutturazione importante di primo livello” per le parti comuni degli edifici condominiali e con un importo pari o superiore a 200 mila euro. C

osì cambia il meccanismo previsto dall’articolo 10 del Decreto Crescita, che Confartigianato, in questi mesi, ha duramente contestato. Un emendamento approvato il 12 dicembre dalla Commissione Bilancio del Senato nel corso dell’esame della manovra economica, limita quindi l’applicazione dello sconto in fattura ai grandi lavori, attenuandone così gli effetti distorsivi per la concorrenza ed evitando l’impatto penalizzante per gli artigiani e le piccole imprese.

Un risultato importante, anche se parziale per la battaglia condotta da Confartigianato nei mesi scorsi – visto che i meccanismo dello sconto in fattura continuerà ad applicarsi ai lavori di importo maggiore –  commenta il Segretario di Confartigianato Imprese Marche, Giorgio Cippitelli.

Confartigianato, sin dall’emanazione del Decreto Crescita, ha infatti duramente contestato nei confronti del Governo e del Parlamento il meccanismo dello sconto in fattura, denunciando le gravi conseguenze dello stesso per le quasi 15.000 micro e piccole imprese marchigiane del ‘sistema casa’(costruzioni, installazione impianti, serramenti) che non dispongono della capacità finanziaria per anticipare lo sconto al cliente e non sono in grado di sopportare l’onerosità dell’operazione di cessione del credito.

Con tale emendamento, che consente l’applicazione dello sconto in fattura solo per i lavori di importo maggiore, conclude il Presidente Regionale Giuseppe Mazzarella, si è quindi posta una limitazione alla disparità che, altrimenti, si sarebbe creata tra micro e piccole imprese ed artigiani, da un lato, e, dall’altro, fornitori più strutturati e dotati di elevata capacità organizzativa e finanziaria (ad esempio le grandi multiutility e le multinazionali del ‘fai da te’) e quindi in condizione di anticipare la liquidità necessaria ad integrare lo sconto.

In assenza dell’approvazione di tale emendamento si sarebbe infatti verificato un effetto distorsivo sul mercato tra pochi grandi operatori in regime di oligopolio e tanti micro e piccoli operatori artigiani e non che, non avendo “alcuni fattori artatamente richiesti dal decreto”, non avrebbero potuto rappresentare la libera concorrenza, consegnando un mercato grandissimo e delicato (basti pensare agli effetti sul clima della manutenzione di impianti e caldaie) ai pochi operatori nazionali ed esteri che, peraltro, gestendo i servizi pubblici, avrebbero minato alla base la stessa concorrenza da una posizione dominante, in barba alla Autority ed ai principi di efficacia per l’utenza. Resta ora da comprendere meglio il tetto dei 200.000 € che, certamente, è alla portata delle ns. imprese e stiamo verificando anche qui spazi ed ambiti di manovra.