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Emergenza suicidi in divisa, nel 2022 già 29 casi

suicidi
Roberto Rossini

Emergenza suicidi in divisa, ieri a Fermo si è consumata l’ennesima tragedia nel mondo della Difesa: un carabiniere si è tolto la vita sparandosi con la pistola d’ordinanza. Aveva 55 anni. È il secondo in due giorni, dopo il poliziotto, anche lui 50enne, che si è tolto la vita domenica. La settimana scorsa un poliziotto di appena 24 anni. Nelle Marche è il quarto caso in un mese.

Interviene sulla vicenda il deputato M5S di Fano Roberto Rossini, segretario della Commissione Difesa, che più di tutti in Parlamento si è occupato del tema, cercando in vari modi di trovare una soluzione a quella che è ormai a tutti gli effetti un’emergenza istituzionale e una piaga sociale. «È una situazione drammatica – afferma Rossini -, da inizio anno sono già 29 i suicidi nelle Forze Armate e di polizia. Una vera e propria strage, segno di un malessere profondo e diffuso, un disagio psicologico gravissimo che coinvolge i nostri uomini e donne in divisa».

Come fare per cercare di arginare questo fenomeno così tremendo? «Da anni in Parlamento – spiega il deputato – sto lavorando per cercare di dare una mano ai nostri operatori, a chi ogni giorno si occupa della nostra incolumità e della sicurezza del Paese. Ho presentato emendamenti, ordini del giorno, una risoluzione per sbloccare l’empasse del governo. Il mio obiettivo è assicurare un supporto psicologico al personale militare e di polizia, garantire un adeguato supporto morale e psicologico per prevenire i disturbi post-traumatici da stress, una sigla che nasconde un mondo sommerso, un abisso di crisi, sofferenze e solitudine che colpisce i nostri agenti, donne e uomini, ragazze e ragazzi, traumi che segnano profondamente e che come vediamo sfociano addirittura nei suicidi. Anche se preparati in modo eccellente, ricordiamoci che chi indossa un’uniforme è sempre una persona. Persone eccezionali, coraggiose, che ogni giorno mettono a rischio la loro vita per garantire la nostra sicurezza. Ma come tutte le persone hanno le loro debolezze e fragilità. È dovere della politica cercare di aiutarli a svolgere il loro delicato compito nel modo migliore».

«C’è urgente bisogno di agire. C’è bisogno di un percorso riabilitativo, un supporto psicologico, primo fondamentale passo in questa direzione. Il problema – fa notare Rossini – è che gli agenti preferiscono non parlare, non confidarsi, non chiedere aiuto. Perché chi chiede aiuto poi subisce limitazioni sul lavoro, viene discriminato, ha problemi con la carriera. E allora tutto tace, tutto sembra sempre tranquillo. Ma intanto i nostri uomini continuano a morire. Per questo ho proposto sistemi di supporto tra pari, magari anche esterni, svolti in modo anonimo e senza ripercussioni. Le possibilità ci sono, le idee sono varie. Facciamo subito qualcosa, fermiamo questa strage silenziosa».