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EXPO 2015, SCOPRI LE MARCHE A BRERA

IMG-20150608-WA0001MILANO 9 GIU.  “Quello di oggi è un sogno che si avvera e la naturale conclusione di un percorso iniziato molto tempo fa, quando le Marche cominciarono a catalogare il loro patrimonio artistico e furono censite 200 mila opere in altrettante schede. E così si fece strada anche l’idea di riscoprire con il progetto ”Marche disperse” il patrimonio artistico che per diverse ragioni si trovava fuori regione, con la finalità anche di marcare una precisa identità artistica delle Marche. Finalmente l’abbiamo potuto realizzare in occasione di Expo 2015 ed è motivo di orgoglio e soddisfazione, anche grazie alla collaborazione con la Pinacoteca. Insomma, un corollario importante e unico nel suo genere alla serie di iniziative culturali che le Marche stanno proponendo ad Expo 2015”. Così ha introdotto oggi in conferenza stampa alla Pinacoteca di Brera, Raimondo Orsetti, dirigente del Servizio Attività Produttive, Turismo, Lavoro, Cultura e Internazionalizzazione, il progetto “Scopri le Marche a Brera” frutto di un felice partenariato con la Pinacoteca di Brera dove sono ospitati moltissimi capolavori di provenienza marchigiana: da Gentile da Fabriano a Crivelli, da Luca Signorelli a Piero della Francesca a Pietro da Cortona e molti altri. Un filo non sottile che si lega comunque ai temi dell’Expo 2015 sia come Arte e Cultura, cibo per la mente, sia come prospettiva di vita, ripercorrendo il concetto di prospettiva pittorica iniziata da Piero della Francesca. Come ha spiegato Emanuela Daffra, referente artistico-organizzativo per la Pinacoteca, le opere di provenienza marchigiana hanno costituito il nucleo centrale e forse più prezioso e il più corposo della raccolta braidense, rispetto ad altre regioni come Emilia Romagna e Veneto già famose per le scuole pittoriche ben identificate. Si pensi solo alla Pala Montefeltro ormai Pala di Brera di Piero della Francesca (proveniente dalla Chiesa di San Bernardino ad Urbino), il cui “uovo” sopra la testa della Madonna è diventato l’emblema della Pinacoteca e ripreso da Achille Castiglioni per una sua lampada chiamata, appunto, “Brera”. Il progetto – ha proseguito Emanuela Daffra – si è concretizzato in due strumenti divulgativi semplicissimi ma molto efficaci: un opuscolo che “marca” la localizzazione di provenienza delle opere nella piantina della Pinacoteca e un video di 12 minuti molto bello realizzato da Marche Cinema Multimedia che permette, all’inizio della visita, di visualizzare ed ammirare i territori e i monumenti dove erano collocati questi capolavori. “Le Marche – ha poi proseguito Emanuela Deffra – sono una regione meravigliosa dove ancora si vede il filo ininterrotto della storia e della storia dell’Arte, perché hanno saputo coniugare il nuovo e lo sviluppo all’integrità della bellezza dei paesaggi e dei nuclei abitativi storici, ragione per cui Camerino – ad esempio – si può ancora riconoscere ed ammirare come raffigurato nel polittico di Crivelli”. Costanza Costanzi , storico dell’Arte e ideatrice del progetto, ha quindi narrato le origini del progetto “Scopri le Marche a Brera” che hanno come genitore le “ Marche disperse”, un volume del 2005, quasi una ricognizione del patrimonio marchigiano alla fine del 1700, quando ancora le Marche avevano un ruolo marginalissimo nell’Arte. Poi a poco a poco ne è stato riconosciuto il valore straordinario e proprio Napoleone, pur requisendole, ne ha paradossalmente restituito valore e vanto. Diciamo che la conservazione a Brera seppure ha sottratto la visibilità dell’opera dove era stata originariamente, ne ha amplificato la fruizione e il significato di capolavori assoluti. Se nel 1797 con la Campagna d’Italia furono “rapinati” molti capolavori come bottino di guerra, dal 1811 l’attività di spoliazione dalle commissioni napoleoniche (che avevano al seguito funzionari ma anche esperti d’arte e si trovarono nelle Marche di fronte a tesori inaspettati, come documentato da molte lettere) diventa legale e sistematica, concentrando a Brera il patrimonio, a Milano nel suo ruolo di capitale del Regno per creare una sorta di piccolo Louvre”. (ad’e)