Denunciati 9 imprenditori cinesi e un italiano, con un sequestro di beni di 4, 2 milioni di euro. Sono il risultato dell’operazione “Domino cinese” della Tenenza di Porto Recanati della Gdf. I militari hanno scoperto un intreccio di aziende coinvolte di vario titolo, intrecciate in una maxi frode fiscale di oltre 10 milioni di euro, sommati a illeciti in materia di lavoro e di normativa antiriciclaggio.
Un esempio di tante scatole cinesi. L’indagine economico-finanziaria con risvolti giudiziari, compiuta dalla polizia e coordinata da Giovanni Giorgio, procuratore della Repubblica di Macerata, è durata circa due anni e coinvolto imprese anche al di fuori delle Marche. Sono 11 imprese coinvolte in illeciti fiscali operanti nel settore della lavorazione delle tomaie. La base imponibile ai fini delle imposte sui redditi complessivamente evasa ammonta a oltre 10 milioni di euro. L’Iva sottratta è di oltre 2,5 milioni di euro.
Le inadempienze in materia di lavoro sono l’individuazione di 55 lavoratori dipendenti irregolari e l’omesso pagamento di ritenute per oltre 40mila euro. La frode consisteva nell’utilizzare partite Iva di imprenditi fuori dai loro “giri”, sia italiani che cinesi, fatturando prestazioni per orlature di tomaie che, in realtà, erano fornite “in nero” da altre imprese gestite da cinesi. I pagamenti delle prestazioni non fatturate venivano regolati per contanti, con prelevamenti effettuati sui conti bancari di due imprese “filtro”.
La Guardia di finanza ha accertato trasferimenti di denaro contante, violazioni alla normativa antiriciclaggio, per circa 800mila euro, che hanno portato alla contestazione di sanzioni amministrative per circa 300mila euro e alla denuncia di una persona per uso improprio dei conti bancari. Dominus del sistema di frode un imprenditore italiano, gli imprenditori cinesi, oltre all’omessa fatturazione, hanno autoprodotto fatture false per circa 900mila euro.ABov
