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Giornata contro la violenza sulle Donne, ad Ancona la mostra di Nidaa Badwan

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Scatto Nidaa Badwan

In occasione della Giornata Internazionale contro la violenza sulle Donne verrà inaugurata domani 25 novembre alle ore 17,30 presso SPAZIO PRESENTE (Museo della Città, ingresso da corso Mazzini) la mostra “Sconfiggere il dolore con la bellezza” dell’artista palestinese Nidaa Badwan, celebre in tutto il mondo per la serie di autoscatti fotografici (100 Giorni di Solitudine) finiti in prima pagina sul New York Times e su tutti i media, realizzati mentre era autoconfinata in casa dopo essere stata arrestata nella Striscia di Gaza, per non avere indossato il velo in un luogo pubblico, subendo ogni genere di violenza. Purtroppo l’Artista, diversamente da quanto annunciato, non potrà essere presente fisicamente causa ragioni di salute ma sarà collegata all’incontro da remoto.

Seguirà una conversazione alla presenza dell’assessore alle Pari Opportunità Emma CAPOGROSSI , della Presidente di AMAD Donatella LINGUITI e di Alfio NICOTRA el presidente di UN PONTE PER, ong nata nel 1991 per promuovere pace, diritti, umani e solidarietà in Medio Oriente e estesa a tutta l’area mediterranea- sul tema “Donne al Confine, striscia di Gaza: sconfiggere il dolore con la bellezza”.

Nella giornata di domani , inoltre, si illuminerà il Teatro delle Muse del colore arancione colore simbolo adottato dall’Oms in ricordo della giornata

Gli incontri – a cura di Amministrazione comunale di Ancona e AMAD- proseguono sabato 26 novembre con l’appuntamento “Donne, né arte né parte” per raccontare ancora la privazione cui vengono sottoposte le donne dell’arte come mezzo di espressione e di autodeterminazione, come avviene ad esempio in Afghanistan dove alle donne, tra le altre cose, è proibito il ballo e imposto il burqa. A riguardo verrà proiettato il cortometraggio “Bisanzio”, del regista Davide Como, che sarà presente all’appuntamento. Dopo la proiezione e il dibattito spazio a riflessioni e testimonianze con le donne afghane di Amad che quella condizione l’hanno vissuta per davvero.

Lunedì 28 novembre “Siria: la guerra è femmina solo nel nome” che segue il filo rosso della situazione mediorientale dell’intera rassegna. Ospite la giornalista e scrittrice italo-siriana Asmae Dachan che partendo dagli ossimori della guerra “spose bambine” e “bambini soldato” traccerà il quadro della situazione siriana, a più di dieci anni di un conflitto mai sopito con uno sguardo attento proprio sulla dimensione femminile.

Il 29 novembre, ultimo appuntamento, apre lo sguardo alla condizione femminile a 360 gradi, con “Diritti globali: un mondo a misura di donna”, conversazione con Rosangela Pesenti, dell’Unione Donne in Italia sulle conquiste di ieri e di oggi, sui diritti conquistati e da afferrare ora con maggior forza perché lo slogan partito dalle donne iraniane “Donna, vita, libertà” è lo stesso di tutte le donne del mondo.

“Quest’anno – sottolinea Emma Capogrossi, assessore alle Politiche sociali e Pari Opportunità- sentivamo l’urgenza di celebrare la Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne ponendoci a fianco di quelle donne che stanno subendo innumerevoli violazioni dei loro diritti e che stanno lottando per vederli riconosciuti e rispettati. Quanto sta accadendo in altre parti del mondo, l’uccisione di Hadis Najafi, la ragazza di 20 anni simbolo delle proteste contro il velo, di Nika Shakarami, 17 anni, di Arnika Ghaemmaghami, 17 anni e delle altre che hanno perso la vita durante le proteste in Iran per la morte di un’altra giovane, Mahsa Amini, deceduta lo scorso 16 settembre a Teheran mentre era detenuta dall’apparato iraniano per non avere indossato correttamente il velo islamico, non può non riguardarci. Vogliamo essere vicine a queste donne che lottano per un futuro migliore.”

“L’idea, condivisa con il Comune di Ancona, che offre uno sguardo internazionale sulla condizione femminile – osserva Donatella Linguiti, presidente di Amad, Associazione Multitecnica Antirazzista Donne di Ancona- ci permette di riflettere in un 25 novembre più inclusivo, più pieno, più solidale. Le “sorelle” afghane che sono con noi grazie al canale creato dalla nostra associazione ci raccontano di una condizione per cui bisogna lottare insieme, per loro e insieme a loro. Ma anche per noi stesse, perché la radice della violenza di genere, nei regimi o dentro le nostre case, è la stessa. E’ quella del patriarcato e della prevaricazione. Mentre dovremmo lavorare tutti, donne e uomini, per raggiungere l’uguaglianza di genere e l’autodeterminazione di tutte le donne e le ragazze, come prevede tra l’altro l’Agenda 2030 dell’Onu per lo Sviluppo Sostenibile”.