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“Habemus Papam”: la fumata bianca che parla al mondo

“Habemus Papam”: la fumata bianca che parla al mondo
“Habemus Papam”: la fumata bianca che parla al mondo

Quando il fumo diventa speranza: l’annuncio che segna la storia della Chiesa

Ogni volta che dal comignolo della Cappella Sistina si alza una fumata bianca, il mondo si ferma. Piazza San Pietro si riempie, i telefoni vibrano, le telecamere puntano in alto e il cuore di milioni di fedeli accelera. È il momento in cui la Chiesa cattolica annuncia un nuovo inizio. È il momento del “Habemus Papam”.

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Due parole, pronunciate in latino dalla loggia centrale della Basilica di San Pietro, che contengono tutta la solennità di una tradizione secolare. Il rito affonda le sue radici nel XIII secolo e rappresenta oggi uno degli eventi religiosi e mediatici più attesi e seguiti del pianeta.

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Habemus Papam: la fumata bianca: una formula che attraversa i secoli

Il primo annuncio ufficiale con la formula Habemus Papam risale al 1274, durante il Concilio di Lione. Da allora, questo gesto simbolico si è tramandato nei secoli, divenendo un punto fermo della liturgia papale. Dopo giorni – a volte settimane – di conclave a porte chiuse, quando i cardinali giungono a una decisione, la notizia non viene affidata a un semplice comunicato stampa: viene proclamata con solennità al mondo intero, secondo un rituale immutato.

Il protagonista di questo momento è il cardinale protodiacono, incaricato di comunicare l’elezione dal celebre balcone della basilica vaticana.

Chi pronuncerà il prossimo “Habemus Papam”

Stavolta sarà il cardinale Dominique Mamberti, francese, a pronunciare la formula. Dal luglio 2024 è infatti lui a ricoprire il ruolo di protodiacono del Collegio cardinalizio, dopo una lunga carriera diplomatica in Vaticano. Sarà lui a presentarsi alla loggia per pronunciare in latino: “Annuntio vobis gaudium magnum: habemus Papam…”

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E subito dopo, il nome di battesimo del nuovo pontefice e quello che avrà scelto per il proprio ministero.

Habemus Papam: la fumata bianca, un evento tra spiritualità, comunicazione e attesa globale

La fumata bianca che precede l’annuncio è a sua volta un elemento carico di significato. Segnale visivo e universale, è generata bruciando le schede elettorali in un apposito braciere, insieme a sostanze che ne accentuano il colore chiaro. Quando il conclave giunge a un risultato valido, non servono parole: quel fumo basta per far esplodere un attimo di commozione collettiva.

Poi, il silenzio cala su Piazza San Pietro. Tutti guardano verso la loggia. Da lì uscirà la figura del protodiacono, con la voce che si fa rito, con le parole che diventano Storia. E poco dopo, ecco la figura del nuovo Papa, che benedirà il mondo intero con il suo primo Urbi et Orbi.

Una liturgia di significati che parla anche al presente

In un’epoca dominata dalla velocità e dalla comunicazione digitale, questo rito antico continua a commuovere e unire, mostrando quanto il linguaggio del simbolo resti potente. L’elezione del Papa non è solo una questione religiosa: è anche una scelta che incide sul panorama geopolitico, sociale e culturale mondiale.

E se oggi a parlare sarà il cardinale Mamberti, domani sarà la voce del nuovo pontefice a orientare speranze, parole e scelte. Quel “Habemus Papam” non è solo l’annuncio di un nome: è l’inizio di una guida, una nuova missione, una storia che riparte.