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Infortuni e morti sul lavoro, dati allarmanti nelle Marche

Lavoro

Tornano a crescere gli infortuni sul lavoro nelle Marche. E’ quanto emerge dai dati dell’INAIL elaborati dalla CGIL Marche.

Nei primi tre mesi dell’anno sono stati denunciati 4.581 infortuni, 215 in più rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (+4,9%). Un incremento notevolmente più alto di quello che si registra a livello nazionale (+1,9%). Nelle Marche crescono, in particolare, gli infortuni in occasione di lavoro (+5,8%) mentre quelli in itinere presentano una live diminuzione (-0,9%).

Il territorio che presenta il maggior incremento di infortuni è quello di Ancona (+9,0%), seguito da Macerata (+4,6%), Pesaro Urbino (+2,6%), Fermo (+1,6%) e Ascoli Piceno (+0,9%).

Dichiara Daniela Barbaresi, Segretaria generale CGIL Marche: “Al di là delle statistiche, dobbiamo essere consapevoli che, dietro a quei numeri, ci sono lavoratori e lavoratrici in carne e ossa. Per questo, prima di tornare a piangere un altro morto sul lavoro, occorre intervenire a ogni livello con un’azione forte da parte di tutti, dalle imprese alle Istituzioni, investendo in sicurezza, prevenzione, formazione, lavoro stabile e di qualità e condizioni di lavoro dignitose.”

Se si osservano gli infortuni in occasione di lavoro, emerge che i più colpiti sono i lavoratori dell’industria manifatturiera dove peraltro gli infortuni crescono del 3,0%. Crescono in particolare nel settore chimica, gomma, plastica (+27,8%), mobile (+18,1%) e calzature e abbigliamento (+12,2%). In calo nella meccanica (-6,5%). Rilevante l’incremento nelle costruzioni (+19,7%) e nel commercio e riparazioni (+23,1%). Aumentano gli infortuni anche nella sanità e assistenza sociale (+3,1%), mentre diminuiscono nei trasporti (-6,5%) e in agricoltura (-10,9%).

Se il maggior numero di infortuni riguarda gli uomini, è per le donne che si registra il maggior incremento di infortuni denunciati: più del doppio di quello degli uomini (rispettivamente +8,3% e + 3,1%). Osservando i dati per classi di età degli infortunati, emerge che i più colpiti continuano ad essere i giovani e in particolare coloro che hanno meno di 19 anni per i quali gli infortuni crescono del 23,8%. Anche i migranti sono tra i più coinvolti dal fenomeno: per i lavoratori extra comunitari gli infortuni denunciati sono cresciuti del 10,5%, mentre per gli italiani l’incremento è pari al 4,4%. In calo invece per i lavoratori provenienti da altri Paesi dell’UE.

Drammatico il bilancio degli infortuni mortali. Sono 7 i lavoratori che hanno perso la vita dall’inizio dell’anno: 2 donne e 5 uomini. A livello nazionale, gli infortuni mortali sono stati 212: una strage continua che deve essere fermata.

I dati mettono in evidenza l’urgenza di intervenire per fermare la piaga degli infortuni sul lavoro che, con la ripresa dell’attività produttiva, è tornata prepotentemente a crescere, segno che la stessa ripresa produttiva è avvenuta senza la necessaria attenzione da parte delle imprese alla qualità del lavoro e dello sviluppo e senza il necessario sforzo in termini di innovazione e prevenzione.

 

In particolare è necessario porre fine alla crescita del lavoro precario, frammentato e parziale cosi come va evitato l’indebolimento delle norme sugli appalti. Peraltro, i più colpiti dalla crescita fenomeno infortunistico sono i giovani e i migranti, ovvero coloro che maggiormente vivono condizioni di precarietà e instabilità sul lavoro o mancanza di formazione adeguata.

 

Dichiara Giuseppe Santarelli, segretario regionale Cgil Marche: “E’ necessario che le istituzioni, a partire dal dal Governo e dalla Regione, svolgano pienamente le loro funzioni di prevenzione, controllo, repressione e anche contrasto del lavoro irregolare; gli organici e le risorse destinate a tali compiti sono, nella nostra regione, assolutamente inadeguate a fronteggiare questo enorme problema. E’  forse il tempo che qualcuno se ne assuma la responsabilità.”

 

Un ruolo importante deve poterlo avere anche la contrattazione collettiva che deve rimettere al contro le reali condizioni di lavoro.