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Lavoro nelle Marche, calati i contratti a tempo indeterminato

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In calo il numero dei contratti a tempo indeterminato, in aumento quello dei tempo determinato e delle altre forme contrattuali: apprendistato, somministrazione, a chiamata e stagionali, con un saldo positivo tra il 2014 e il 2017 di 62.086 posti di lavoro in più.

Questa la tendenza nelle Marche dove dopo il picco dei 41.472 contratti a tempo indeterminato attivati nel 2015, si è registrata una forte contrazione che nel 2017 si è tradotta in 19.313 contratti e 6.443 nel primo trimestre 2018.

Di contro sono cresciuti i dati riferiti alle altre tipologie, che nel 2017 vedono, comunque, al primo posto il tempo determinato  con 87.429 nuovi contratti, seguito dalla somministrazione (41.851), dal contratto a chiamata (31.623) e, dopo quelli a tempo indeterminato, da quello stagionale (16.253) e dall’apprendistato (10.266) – fonte INPS.

“Dati che vanno letti tenendo conto  dell’effetto iniziale del Jobs Act che ha fatto lievitare il tempo indeterminato nel 2015 ma senza riuscire poi a garantire una stabilizzazione di questi numeri – dichiara il Segretario Generale UIL Marche Graziano Fioretti – e il dato viene confermato anche da un’analisi delle trasformazioni delle diverse tipologie contrattuali in tempo indeterminato, che nel 2017 è tornato più basso del 2014, passando da oltre 11.700 a neppure 9.500, con un picco importante di oltre 19 mila nel 2015 subito sceso nel 2016 a neppure 13 mila. Un altro dato interessante riguarda il numero dei rapporti trasformati con o senza agevolazioni: la maggior parte nel 2015 e nel 2016 sono avvenuti grazie ai benefici di cui le aziende potevano godere, ma ad esempio, dei contratti trasformati in tempo indeterminato nel 2017,  più di due terzi sono stati trasformati senza alcuna agevolazione, frutto evidentemente di una precisa scelta dell’azienda.”

Un discorso a parte riguarda i voucher, sulla cui reintroduzione si è riacceso il dibattito in queste ultime ore. “Siamo contrari ad un utilizzo incontrollato di questo strumento, di cui riconosciamo l’utilità – sottolinea Fioretti – ma dobbiamo fare molta attenzione. Anche l’esperienza marchigiana deve metterci in guardia: l’utilizzo dei voucher è cresciuto dal 2012 al 2016 al ritmo di oltre un milione in più all’anno, arrivando nel 2016 a oltre 5 milioni e 670 mila voucher erogati e una tendenza analoga anche per il 2017, quando ne è stata decisa l’abrogazione, determinando un aumento tra il 2016 e il 2017 di oltre 2500 contratti stagionali, circa 22 mila contratti a termine, oltre 21 mila contratti a chiamata, mentre stanno prendendo piede anche i nuovi contratti di prestazione occasionale. Insomma, gli strumenti contrattuali ci sono ed è per tale ragione che è necessario pensare la reintegrazione dei voucher solo per determinate e ristrette tipologie di lavoro e, naturalmente, vigilarne, comunque, rigorosamente l’applicazione.”

A comporre il quadro occupazionale marchigiano ci sono i dati relativi alla cassa integrazione, che è in forte calo sia a giugno rispetto al mese precedente sia nel primo semestre 2018 rispetto al primo semestre 2017. Il settore produttivo che ne ha fatto maggiore richiesta è quello industriale con oltre 5 milioni di ore di cassa integrazione erogate, ma a fronte di una tendenza generale alla diminuzione, l’unico settore che ha fatto riscontrare un aumento dell’uso degli ammortizzatori è quello edilizio.