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Lavoro, nelle Marche dilaga la precarietà

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ANCONA 24 MAG.  Continua e si consolida il crollo delle assunzioni a tempo indeterminato dopo il taglio degli sgravi contributivi nella nostra regione.

L’analisi dei dati dell’INPS, elaborati dall’IRES CGIL Marche, e relativi al primo trimestre del 2017, non lascia spazio ad interpretazioni.

Le assunzioni a tempo indeterminato sono 5.268, notevolmente inferiori rispetto a quelle effettuate nel 2016 (-896, pari a -14,54%) e soprattutto rispetto a quelle del 2015 (-4.404, pari a -45,53%).
I contratti stabili rappresentano il 13,2% degli avviamenti: quota praticamente dimezzata rispetto al 2015 (26,89%), quando erano pieni gli sgravi contributivi collegati al Jobs Act.

Aumentano significativamente le cessazioni dei contratti a termine (+24,70) rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Il saldo tra assunzioni e cessazioni da rapporti di lavoro a tempo indeterminato è negativo per 3.258 unità mentre due anni fa il saldo era di poco positivo.

Esplode la crescita del lavoro precario con 30.961 avviamenti a tempo determinato (+34,0% rispetto al 2016) che rappresentano il 77,6% delle assunzioni complessive. Praticamente più di tre marchigiani su 4 vengono assunti con un contratto a termine.

In crescita anche i contratti di apprendistato, con 2.239 assunzioni (+611 rispetto al 2016, pari a +37,53%).

Nelle Marche il crollo dei contratti a tempo indeterminato registra percentuali del doppio rispetto al dato nazionale.

<Capita spesso di sentire esponenti politici parlare di dati positivi sull’occupazione, di risultati strabilianti del Jobs act – dice Giuseppe Santarelli, segretario regionale Cgil Marche – ; si continua a raccontare un paese che non esiste. Fin quando non si prenderà atto della dura realtà, non si determinerà nessuna possibilità di affrontare una politica adeguata, improntata alla crescita economica del paese e dei diritti e delle tutele delle persone>.
Secondo Santarelli, invece, <in questi giorni, si registra solo il tentativo di reintrodurre i voucher, calpestando la democrazia e la volontà di milioni di persone che avevano firmato per abrogare la legge. Per queste ragioni il quadro che emerge è quello di una regione dove il lavoro precario dilaga, dove l’insicurezza sociale aumenta, un quadro che dovrebbe preoccupare chi governa>.