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Morte Nicolò D’Aversa, i genitori chiedono approfondimento

Vogliono sapere se la morte del loro figlio, a soli 27 anni, sia stata effettivamente causata da una reazione allergica a un farmaco assunto per curare un banale mal di gola.

“Ma chiediamo anche alle istituzioni preposte che quel medicinale venga sottoposto alle analisi del caso perché il decesso di nostro figlio non è stato l’unico”, anzi: il loro esposto è maturato proprio dopo essere stati contattati dalla vedova di un’altra potenziale vittima, di Cassino, che peraltro ha a sua volta sporto analoga denuncia e sta attendendo a giorni l’esito dell’autopsia.

A quasi un mese da questa assurda tragedia, rompono il silenzio i genitori di Nicolò Daversa, il giovane di Falconara Marittima spirato il 9 marzo all’ospedale di Jesi: la drammatica vicenda ha destato sconcerto in tutte le Marche e non solo. Il 27enne, reduce da un’influenza, aveva un po’ mal di gola: i suoi familiari si sono rivolti al loro medico di famiglia, Marcello Moscoloni, 67 anni, con studio e residente a Falconara, che, senza visitarlo, gli ha prescritto delle punture di un antibiotico, il Fidato, commercializzato in Italia dalla Fidia Farmaceutici S.p.A., con lo stesso principio attivo del Rocefin: quest’ultimo il ragazzo in passato lo aveva già assunto, tranquillamente; era invece la prima volta che prendeva il farmaco generico, o di “secondo brand” come ha tenuto a specificare lo stesso dottore.

Sta di fatto che quando al giovane, che non aveva mai avuto particolari problemi di salute, è stata praticata l’iniezione intramuscolo di Fidato, a casa della sua fidanzata, si è subito sentito male manifestando uno shock anafilattico. La sua ragazza e la madre, che gli aveva fatto la puntura, hanno subito chiamato il 118 e cercato di prestargli i primi soccorsi. I sanitari del Suem, intervenuti con auto medica, ambulanza e medico rianimatore, l’hanno rianimato per quaranta, lunghi e interminabili minuti, essendo andato in arresto cardiaco, e, dopo averlo “ripreso” e stabilizzato, lo hanno trasportato al Pronto Soccorso dell’ospedale di Torrette, dove però dalle 15, ora di arrivo, è rimasto intubato per diverse ore su una lettiga perché non c’era posto in Rianimazione. Di qui, poco dopo la mezzanotte, il trasferimento a Jesi, nel reparto di Terapia intensiva, dove però Nicolò, dopo due giorni di agonia, il 9 marzo, alle 12.30, è mancato,gettando nello sconforto e nella disperazione i suoi cari ma anche l’intera comunità.

Sconvolti dal dolore, i suoi genitori inizialmente hanno pensato alla tragica fatalità, non hanno cercato – non ne avevano la forza – spiegazioni, ma quando sono stati contattati dalla moglie di un uomo deceduto nel dicembre del 2018, a Cassino, in circostanze analoghe dopo l’assunzione dello stesso medicinale, che aveva appreso della notizia dai giornali, allora si sono fatti coraggio e hanno deciso di chiedere chiarezza e giustizia. Attraverso la consulente personale dott.ssa Federica Pagano, si sono affidati a Studio 3A-Valore S.p.A., società specializzata a livello nazionale nella valutazione delle responsabilità in ogni tipologia di sinistro, a tutela dei diritti dei cittadini, e il 19 marzohanno presentato un esposto-denuncia al Procuratore della Repubblica di Ancona, chiedendo che fosse stabilita la causa della morte del giovane attraverso esame autoptico e che fossero perseguiti gli eventuali responsabili, autorizzando contestualmente la riesumazione della salma, che era già stata sepolta.

La Procura, tramite del Pubblico Ministero, dott. Andrea Laurino, ha aperto un procedimento penale per omicidio colposo iscrivendo nel registro degli indagati il medico di famiglia del giovane, che aveva appunto prescritto il farmaco in questione, e ha disposto l’autopsia incaricando a tal fine come proprio consulente tecnico d’ufficio la dott.ssa Loredana Buscemi, dell’Istituto di Medicina Legale dell’Università degli Studi di Ancora. La quale, oltre ad aver acquisito tutta la documentazione clinica, sia quella relativa alla prescrizione “incriminata” sia quella del trasporto e delle cure prestate nei due ospedali, ha proceduto all’ispezione cadaverica esterna e all’esame autoptico il 26 marzo al cimitero di Falconara Marittima: i risultati della perizia saranno ovviamente determinanti per capire le cause del decesso e se, come tutto lascia supporre, esso sia effettivamente correlato all’assunzione al farmaco e a una reazione allergica a quell’antibiotico.

I familiari e Studio 3A si aspettano delle risposte. “Vorremmo capire se ci sia stata negligenza da parte del nostro medico di famiglia nel prescrivere un farmaco così potente, che Nicolò non aveva mai assunto, senza visitarlo: la ricetta peraltro è stata intestata a me – spiega il papà del ragazzo, Antonio Daversa – Ma al di là di questo, ciò che ci preme davvero è che si vada a fondo sul Fidato, perché in Italia i casi di decesso che potrebbero essere legati all’assunzione di questo farmaco sono diversi: oltre a mio figlio, c’è il signore di Cassino ma anche un 47enne deceduto in Calabria nell’agosto del 2016 e altri ancora. Chiediamo con forza al Ministero della Salute di attivarsi per sottoporre quel medicinale ad una campagna di analisi e controllo per escluderne la nocività o per verificare se vi sia stato qualche errore nella composizione di alcuni lotti: per scongiurare altri drammi. E perché la morte di Nicolò, almeno, non sia stata vana e possa servire per salvare altre vite”.