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PCI, costituito il Comitato regionale marchigiano

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ANCONA 25 DIC. Dopo il congresso fondativo del Partito Comunista Italiano, tenutosi a Bologna nel giugno 2016, anche nella Regione Marche si è costituito il Comitato Regionale del PCI che, a seguito della vittoria nel referendum del 4 dicembre, che ha visto i comunisti in prima linea nei comitati per la difesa per il NO, è impegnato nell’elaborazione di una linea politica e programmatica alternativa al governo del PD e finalizzata, anche nella nostra regione, all’unità delle forze politiche e sociali, democratiche e di sinistra, per l’attuazione della Costituzione stessa, per il superamento delle politiche economiche antidemocratiche dell’Unione Europea e della strategia imperialista della NATO.
Al tempo stesso, a poche settimane dall’avvio della campagna tesseramento 2017, particolarmente significativa in quanto riferita all’anno del centenario della Rivoluzione d’Ottobre, in una fase storica complessa e drammatica, nella quale riemergono con forza le ragioni del socialismo e della pace, continua il lavoro di radicamento territoriale e costruzione delle federazioni in tutte le province e della sezioni in tutti i comuni marchigiani. Sono già attive, infatti, sezioni e cellule ad Ancona, Pesaro, Macerata, Fermo, San Benedetto del Tronto, Matelica, Tolentino, Fano, Urbino, Jesi, Vallesina, Fabriano, Senigallia, Falconara M.ma, Castelfidardo, Osimo e Porto S. Giorgio.
Nella prima seduta è stato eletto il Segretario regionale nella persona di Fabio Pasquinelli, avvocato e consigliere comunale ad Osimo, e la segreteria regionale, composta da: Cesare Procaccini, in qualità di Presidente del Comitato regionale; Maurizio Amagliani, in qualità di Tesoriere e responsabile Organizzazione e Tesseramento; Fabiana Piergigli, responsabile Sanità, Solidarietà Sociale e Pari opportunità; Giorgio Raccichini, responsabile Cultura, Formazione, Comunicazione e Relazioni regionali con il Dipartimento Esteri; Milena Rossi, responsabile Istituzioni e legislazione regionale, Istruzione, Università e Ricerca; Laura Santoni, responsabile Enti locali, Ambiente, Politiche energetiche, Agricoltura e Turismo; Carlo Zampetti, responsabile Economia, Politiche della UE, Attività produttive, Lavoro e Relazioni sindacali.
Oggi più che mai, di fronte ai problemi quotidiani che vive la popolazione marchigiana, c’è bisogno di una forza politica che rimetta al centro del suo programma gli interessi dei lavoratori, dei disoccupati e dei giovani, gruppi sociali sempre più penalizzati dalle politiche degli ultimi governi regionali e nazionali. Si prenda ad esempio la Sanità, sottoposta da alcuni anni ad un processo di riduzione delle prestazioni gratuite e di avanzata dei gruppi privati intenzionati a lucrare sulla salute dei cittadini. Oppure si consideri la crisi economica e occupazionale, di fronte alla quale non è stata messa in atto nessuna strategia, se non quella fallimentare degli investimenti dei grandi gruppi esteri e della precarizzazione del lavoro. Tra l’altro nulla ha fatto l’attuale Governo regionale per opporsi alle sanzioni economiche contro la Russia che contribuiscono a peggiorare la situazione già difficile delle imprese marchigiane.
La Segreteria regionale del PCI lavorerà, insieme ai responsabili delle Federazioni provinciali, per promuovere e realizzare una proposta politica basata sul rilancio della Sanità pubblica, su uno sviluppo industriale ed economico che metta al centro i lavoratori e non il profitto di grandi gruppi privati, su maggiori e qualificati investimenti nella ricerca e nell’istruzione, su una politica energetica incentrata sulle rinnovabili, sulla tutela dell’ambiente e dei beni culturali che possono rappresentare due importanti fattori di sviluppo per la nostra regione.
Il fatto che i marchigiani abbiano severamente bocciato, con il voto del 4 dicembre, la riforma renziana, tesa a ridisegnare in senso autoritario e verticistico l’assetto istituzionale italiano, ci incoraggia a lavorare maggiormente per dare uno sbocco politico positivo e concreto al malcontento che serpeggia tra i lavoratori e i cittadini. Saremo pertanto in prima linea nelle battaglie che si profilano contro il “Jobs Act” e la “Buona scuola”, due riforme che non risolvono i problemi dell’occupazione e della scuola e rendono i lavoratori e gli insegnanti più precari e più deboli nel rapporto con il proprio datore di lavoro e con il dirigente scolastico.