ANCONA 5 MAR. Il processo di riordino delle Provincie, propedeutico alla riforma costituzionale in corso, avrebbe potuto e dovuto rappresentare un processo virtuoso e innovativo. Così non è stato”. Lo ha evidenziato l’assessore Paola Giorgi, nel suo intervento di saluto all’Assemblea generale dell’Unione regionale province marchigiane (Upi Marche), che si è tenuta presso la sede della Giunta regionale. “Se le norme parlano di trasferimento delle funzioni dalle Provincie agli altri livelli istituzionali – ha affermato l’assessore – in realtà, il Governo, convitato di pietra all’odierna assemblea Upi, non ha mai messo in campo una reale condivisione della riforma e delle scelte che da essa ne conseguono, penalizzando, in questo percorso, anche le Regioni, già gravate da feroci tagli dei trasferimenti statali. Tra l’altro, la riforma parte da una legge Delrio che parlava del binomio funzioni – risorse e si concretizza oggi, dopo l’approvazione della Legge di Stabilità, in cui il tema delle risorse è sparito e scaricato totalmente sugli enti territoriali. Una situazione a dir poco confusa, se non imbarazzante, con un aggravio di confusione anche per quanto riguarda il tema, certamente non secondario, del personale che vede messo a rischio certezze, futuro professionale e le stesse prospettive di lavoro. Non si governa così un processo di riforma costituzionale!” L’assessore ha quindi ricordato che “in questo difficile contesto, la Regione Marche sta assolvendo appieno e con responsabilità il proprio ruolo, mantenendo gli impegni assunti con i livelli istituzionali e con i lavoratori delle Province”. Ha presentato all’Assemblea legislativa la proposta di legge di riordino, “una delle più complete tra quelle predisposte dalle Regioni, in quanto affronta davvero il tema, da un lato, di come assicurare le funzioni e i servizi ai cittadini, dall’altro quello della sicurezza del posto di lavoro per i dipendenti – ha riferito la Giorgi – Un testo che è il frutto del confronto con le Province, i Comuni e i sindacati. Crediamo che risponda alle esigenze e alla finalità della riforma, aperto alle integrazioni e alle modifiche che i consiglieri regionali proporranno. Sapendo però, sin d’ora, che la mancanze delle risorse nazionali rappresenta il vero limite per garantire un efficace processo di riordino”.
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