Come noto, La Polizia di Stato pone particolare attenzione al contrasto del fenomeno della violenza di genere, profondendo notevole impegno sia in termini repressivi che preventivi.
In tale contesto il Commissariato di Fano ha attivato recentemente la procedura del “codice rosso”, sotto la titolarità della Procura della Repubblica di Pesaro, in 4 casi procedendo penalmente nei confronti di altrettanti uomini, tutti stranieri gravitanti a Fano, resisi responsabili di maltrattamenti contro familiari e conviventi oltre ad altri reati quali lesioni personali e violenza sessuale.
Le vittime, 3 donne e un uomo, si sono rivolte direttamente o tramite familiari al personale della Polizia di Stato in servizio presso il Commissariato di P.S. di Fano per denunciare le continue sopraffazioni fisiche e psicologiche a cui erano sottoposte, in alcuni casi anche da diversi anni, dai loro coniugi o compagni e in un caso, da un collaboratore domestico.
In quest’ultimo episodio un familiare della vittima evidenziava ai poliziotti i propri sospetti circa il fatto che un suo anziano ed invalido parente fosse sottoposto a violenze fisiche e privazioni. Le indagini, coordinate dal Dirigente del Commissariato dott. Stefano Seretti, consentivano di acquisire gravi indizi di colpevolezza a carico del badante, sospettato di compiere reiterate aggressioni fisiche e psicologiche, anche ricorrendo alla somministrazione di dosi massicce di sedativi, ai danni dell’ assistito. Conseguentemente l’Autorità Giudiziaria emetteva nei confronti dell’uomo la misura cautelare del divieto di avvicinamento.
Negli altri casi, invece, le indagini sviluppate dai poliziotti portavano alla luce lo stato di assoluto timore indotto nelle vittime mediante continue sopraffazioni di ogni tipo, in due di essi mirate anche alla consumazione di rapporti sessuali contro la volontà delle donne.
In alcune circostanze le aggressioni violente venivano perpetrate anche in presenza dei figli minorenni della vittima ed anche contro gli stessi.
Elemento ricorrente ai tre suddetti casi è la manipolazione delle vittime, condotte verso uno stato psicologico di assoluta fragilità e soggezione.
Il positivo esito delle indagini della Polizia consentiva di procedere all’arresto in flagranza dell’indagato e all’applicazione da parte dell’A.G. pesarese della misura degli arresti domiciliari presso l’abitazione di un parente, mentre nei confronti di un secondo e di un terzo soggetto la stessa A.G. applicava rispettivamente le misure della custodia cautelare in carcere e quella dell’allontanamento dalla casa familiare, con divieto di avvicinamento alla vittima e ai minori coinvolti.