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Violenza sulle donne, la Questura: Utilizzate gli strumenti giudiziari

Violenza

La parola “prevenzione” è certamente una delle più utilizzate negli ultimi due anni, da quando è comparsa l’epidemia, prima localizzata poi estesasi in tutto il mondo, da Coronavirus.

Termine spesso abusato o utilizzato a sproposito ma sempre efficace per indicare la necessità di adottare comportamenti e, in generale, provvedimenti per cautelarsi da un possibile male non ancora o solo in parte insorto, ogni azione utile, per scienza o buon senso, diretta ad impedire pericoli o mali sociali di diversa natura e tipologia.

La prevenzione diventa e deve diventare in ogni ambito una forma mentale di corretta considerazione del rischio e della conseguente cosciente adozione delle più opportune misure per evitare l’avverarsi della situazione di pericolo, fisico o mentale, o almeno ridurne gli effetti.

Al di fuori dei comportamenti ormai noti a tutti per il contrasto alla diffusione della pandemia divenuti in questi due anni quasi automatici, oltre che per la tutela della propria salute anche per evitare le sanzioni previste in caso di inadempimento, analogo atteggiamento di prevenzione deve sempre più entrare nel nostro “DNA” per contrastare gli eventuali abusi che violano la nostra libertà personale, fisica, morale ed economica commessi da persone che non la rispettano, che pensano di rimanere impuniti o non sono in grado di comprendere la gravità dei loro comportamenti vessatori e prevaricatori.

Mentre lo stordimento che ci ha colpito tutti nel dover limitare gli atti più normali e consuetudinari ai fini della salvaguardia della salute collettiva, il caso singolo della vittima di abusi, soprattutto quando subìti da parte persone conosciute e con le quali c’è o c’era un rapporto affettivo, determinano un ancor maggiore disorientamento, il sentirsi soli e traditi, non trovare una via d’uscita, il temere le conseguenze dirette e nei confronti dei terzi di ogni azione di denuncia.

Ma la Polizia di Stato non cesserà mai di ricordare che è possibile uscire dalla spirale di violenza nella quale ci si trova, che esistono non solo gli strumenti giudiziari ma anche le misure di prevenzione adottate, in breve tempo, dal Questore, quelle che possono essere definite come misure di difesa sociale che vengono irrogate prima della commissione di un delitto, proprio per far in modo di prevenirlo, nei confronti di una persona pericolosa imponendogli delle limitazioni per restituire la legittima tranquillità alla vittima dei soprusi.

Si è già parlato in altre occasioni della misura di prevenzione dell’Ammonimento del Questore la eventuale violazione del quale determina importanti conseguenze giudiziarie e della norma a base del provvedimento, l’art. 612 bis del codice penale “chiunque, con condotte reiterate, minaccia o molesta taluno in modo da cagionare un perdurante e grave stato di ansia o di paura ovvero da ingenerare un fondato timore per l’incolumità propria o di un prossimo congiunto o di persona al medesimo legata da relazione affettiva ovvero da costringere lo stesso ad alterare le proprie abitudini di vita” per il quale è possibile chiedere l’intervento del Questore, Autorità provinciale di pubblica sicurezza nella sua accezione più propriamente tecnica e operativa.

E l’analisi dei provvedimenti di Ammonimento emanati negli scorsi anni anche nel Fermano dimostrano chiaramente l’efficacia della misura di prevenzione per contrastare la prosecuzione degli atti vessatori; sono davvero pochi, infatti, i casi nei quali l’autore dei comportamenti, dopo la notifica del provvedimento, non ne ha capito o voluto comprendere l’importanza e ha subìto le conseguenze giudiziarie della sua ignavia, dal divieto di avvicinamento agli arresti domiciliari fino alla detenzione cautelare in carcere.

Altri due casi nel solo mese di gennaio, vagliati dai poliziotti della divisione anticrimine, dai quali sono derivati i provvedimenti del Questore di Fermo.

Il primo a Fermo, a seguito di una relazione affettiva durata qualche anno ma esauritasi naturalmente, come può accadere, ma quasi al termine della quale l’uomo è diventato ossessivo, con manie di controllo della donna, delle sue telefonate e dei contatti sul cellulare, fino ad invadere la libertà della partner coinvolgendone i parenti e quelli che erano ancora amici comuni, contattandoli di persona o inviando loro messaggi tentando di acquisire informazioni sui movimenti e interessi della donna, con sfuriate improvvise di gelosia davanti ad altre persone senza capire che tali comportamenti gli stavano facendo “terra bruciata” intorno e creavano alla partner stati di ansia e preoccupazione per sé e per i congiunti, costringendola a mutare le proprie ordinarie attività personali, sociali e lavorative.

Ma la donna ha avuto il coraggio e la forza di reagire, presentando la richiesta di Ammonimento che è stata vagliata ed approfondita dal personale della divisone anticrimine ed al termine del procedimento è stato emesso il provvedimento amministrativo che diffida l’uomo dal proseguire nei suoi comportamenti persecutori, informandolo contestualmente delle conseguenze dell’eventuale violazione delle prescrizioni.

A riprova che i comportamenti assillanti e prevaricatori non sono influenzati dall’età anagrafica, il caso di due giovani poco più che maggiorenni di Porto San Giorgio; cambiano le modalità, incentrate principalmente sull’utilizzo dei social e dei nickname. Anche in questo caso la fine di una breve relazione affettiva terminata di comune accordo con la promessa non espressa di rimanere, comunque, buoni amici. Ma si sa che anche i migliori propositi possono svanire ed allora sono iniziati gli incessanti messaggi ad ogni ora del giorno e della notte prima sullo smartphone, con conseguente blocco del contatto, poi sui social anche attraverso la creazione di profili fasulli ma chiaramente riconducibili al ragazzo, con immagini dei momenti felici trascorsi insieme fino ad arrivare ad appostamenti sotto casa della ragazza ed a ulteriori inutili tentativi di convincerla a riallacciare un rapporto ormai finito.

Al termine di ogni sforzo per fargli comprendere l’assillo che stava subendo, la giovane ha presentato in Questura l’istanza di Ammonimento ed al termine del procedimento amministrativo è stato emesso il relativo provvedimento.

Anche nel mese appena trascorso, altri casi di richieste di Ammonimento si sono esaurite per volontà dell’istante perché il solo avvio della procedura ha convinto l’autore dei comportamenti ossessivi a desistere dalle sue azioni pericolose e lesive della libertà altrui.