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Psico-setta della macrobiotica | Approfondimento

La conferenza stampa della polizia

Emergono nuovi particolari in merito alla vicenda di quella che è stata ribatezzata la ‘psico-setta della macrobiotica.

Le vittime venivano manipolate e ridotte in schiavitù attraverso il rigido controllo dell’alimentazione e la negazione di ogni contatto con il mondo esterno.

Per questo quattro persone sono state indagate, in stato di libertà, al termine delle indagini delle squadre mobili di Ancona e Forlì con il supporto dello Sco, il Servizio centrale operativo.

Le accuse, a vario titolo, vanno dall’associazione a delinquere finalizzata alla riduzione in schiavitù ai maltrattamenti, dalle lesioni aggravate all’evasione fiscale.

Nei guai sono finiti il guru della presunta setta macrobiotica Mario Pianesi, 73 anni, sua moglie Loredana Volpi, 51 anni, e altri due suoi collaboratori. Volpi e gli altri due, secondo la squadra mobile di Ancona “rivestono ruoli apicali nella piramide organizzativa e decisionale del sodalizio”.

Pianesi era considerato un’autorità nel campo dell’alimentazione macrobiotica in Italia, collaborava con importanti istituti di ricerca anche internazionali ed è a capo di un impero economico con decine di punti vendita e ristoranti a tutta Italia.

Proprio Panesi, secondo le indagini e le testimonianze era solito dire ai suoi adepti “I farmaci non curano, tolgono semplicemente i sintomi, la medicina uccide, i medici sono degli assassini” ed ancora “Il maestro ha già pensato a tutto per noi, bisogna fare bene tutto quello che lui ci dice di fare, in modo da poter guarire sia le malattie fisiche che quelle dell’anima in modo da ripulire il nostro Karma”.

Le indagini della Polizia hanno accertato che il rigido stile di vita imposto dal maestro, attraverso le cosiddette diete MA.PI, dal suo stesso nome, in numero di 5 (gradualmente sempre più ristrette e severe) e le lunghe conferenze da lui tenute, erano volte a plasmare un asservimento totale delle vittime.

La loro vita era così gestita dal maestro che riusciva a manovrare a suo piacimento. Gli adepti venivano convinti ad abbandonare il proprio impiego, a ripudiare la precedente vita e a “lavorare” per l’associazione quale ringraziamento per il messaggio salvifico ricevuto; di fatto si trattava di sfruttamento, infatti erano tutti costretti a lavorare per molte ore e, nella migliore delle ipotesi, sottopagati.

Proprio secondo gli investigatori era riuscito a plagiare numerose persone che versavano in condizioni psicologiche fragili tanto da indurle ad abbandonare le cure della medicina ufficiale.

Una vittima era arrivata a pesare 35 chili dopo essersi sottoposta al ferreo regime alimentare imposto dalle diete.

Invece una bimba era diventata sorda per un’otite non curata dai genitori, che avevano scelto di non usare farmaci come imposto loro da Mario Pianesi.

Inoltre secondo quanto emerso dalle dichiarazioni delle vittime, i figli degli adepti crescevano isolati dalla società, considerata negativa.

Pianesi aveva creato alcune società a lui riconducibili e pretendeva dagli ‘adepti’ donazioni in denaro ad esempio per realizzare una grande clinica dove praticare cure alternative.

L’attività investigativa, continuata dalla Squadra mobile di Ancona, ha individuato altre vittime dell’associazione disposte a raccontare la loro storia; importante anche il risvolto patrimoniale dell’indagine, che ha evidenziato una vera e propria attività di franchising commerciale che si faceva pagare per lo sfruttamento del marchio, l’approvvigionamento dei beni, la formazione e l’aggiornamento professionale obbligatorio e la fornitura dei testi di studio pubblicati dalla casa editrice di proprietà del maestro; il tutto senza adempiere gli obblighi fiscali.

L’esame dei flussi contabili di circa cinquanta posizioni bancarie e postali, ha consentito di individuare i movimenti di denaro entrati nelle casse del maestro e dell’associazione, attraverso un  sistema di “offerte”, imposte agli adepti per asserite finalità di destinazione sociale.

Chi non aderiva alle offerte veniva deriso e colpevolizzato da tutta la comunità dei macrobiotici. Nei casi in cui non riuscivano a far fronte alle “donazioni” poteva derivare l’espulsione dall’associazione.

Alcune persone hanno raccontato che una volta espulse dal mondo macrobiotico, non avendo più lavoro, affetti familiari, si erano trovate a vivere situazioni molto difficili, di disperazione, isolamento, costrette a vendere la loro casa o a rivolgersi alla Caritas per poter mangiare.