Sinead O’Connor è morta il 26 luglio 2023 all’età di 56 anni. La sua è stata una lunga battaglia contro i suoi problemi di salute mentale complicati dai tentativi di suicidio.
Probabilmente accentuata da un’infanzia difficile per un complesso rapporto con i genitori e caratterizzata da una vita privata con relazioni complicate da cui sono nati anche i suoi figli di cui uno, Shane, è morto.
L’annuncio della morte della cantante 56enne viene data dalla famiglia e riportata dall’Irish Times.
“È con grande tristezza che annunciamo la scomparsa della nostra amata Sinead.
La sua famiglia e i suoi amici sono devastati e hanno chiesto privacy in questo momento molto difficile”, si legge sul giornale.
La cantante irlandese ha pubblicato ben 10 album in studio e la sua canzone “Nothing Compares 2 U” (Niente è paragonabile a te) è stata davvero un grande successo.
Tale brano, incluso nel suo secondo album “I Do Not Want What I Haven’t Got”, è stato nominato singolo numero uno al mondo nel 1990 dai Billboard Music Awards.
Proprio nello stesso anno partecipa al concerto “The Wall – Live in Berlin” organizzato da Roger Waters, esibendosi sulle note del brano “Mother” insieme a The Band.
Nel ’92 pubblica il terzo album “Am I Not Your Girl?”, composto da una serie di rivisitazioni di celebri standard jazz con un solo inedito.
Sempre nel 1992, ospite del Saturday Night Live, mentre canta “War” di Bob Marley cambia le ultime parole del testo facendo riferimento alla pedofilia nella Chiesa cattolica in Usa.
Negli ultimi anni la cantante combatte contro una “depressione maggiore”, arrivando più volte a esporre anche pubblicamente i suoi problemi mentali.
Nel 2017 si converte all’Islam cambiando il nome in Shuhada’ Davitt.
La depressione, però, non la lascia dopo la morte a 17 anni di Shane, uno dei suoi quattro figli, avuto dalla relazione col cantante folk Donal Lunny.
Una delle sue ultime apparizioni pubbliche è all’inizio di quest’anno agli RTÉ Choice Music Awards in Irlanda, dove dedica un premio che assegnatole “a ogni singolo membro della comunità di rifugiati irlandesi”: per lei è una standing ovation, purtroppo l’ultima.