«Si fermi la scellerata alleanza anti-lupi siglata in questi giorni anche nelle Marche, che propone al Parlamento improbabili e preoccupanti deroghe alle norme nazionali, alle norme comunitarie ed ai trattati internazionali che regolano la tutela di questa specie particolarmente protetta. La proposta dei consiglieri regionali delle Marche sono una trovata che, oltre a non affrontare il reale problema della corretta coesistenza tra lupo e attività antropiche, rappresenta un favore unicamente all’ala più oltranzista del mondo venatorio che con la fauna selvatica ha un rapporto distorto e vecchio».
Così Marco Ciarulli, presidente di Legambiente Marche commenta le dichiarazioni di Mirko Bilò, consigliere della Regione Marche e co-firmatario della proposta di legge alle Camere sulla selezione del lupo, che ha parlato apertamente di una necessità di contenimento nei confronti di una specie non solo dall’alto valore conservazionistico, ma anche fortemente tutelata da normative nazionali ed internazionali e su cui la Commissione Europea ha ripetuto più volte anche recentemente, nonostante le pressioni da parte di alcuni gruppi parlamentari, di non ritenere che lo status di protezione dei grandi carnivori debba essere abbassato.
«Per poter abbattere i lupi si mettono erroneamente sullo stesso piano situazioni ben diverse – aggiunge Ciarulli -, ossia le predazioni della specie sul bestiame che possono essere affrontate e risolte, ed i rischi di aggressione del lupo alle persone che è una totale invenzione poiché non esiste un pericolo imminente per l’incolumità pubblica perché non esistono casi documentati di attacchi di lupo alle persone nell’ultimo secolo. È ulteriormente scorretto mettere sullo stesso piano i presunti attacchi di lupi nella provincia di Ancona e le aggressioni ad opera di cani inselvatichiti poiché sono fenomeni che hanno origini diverse soluzioni diverse. Al contrario, con questa confusa proposta, non viene affrontato il vero tema che è quello della presenza consolidata di lupi (e delle loro prede, essenzialmente ungulati) e la messa in campo di misure di contenimento efficaci sulla falsariga di quanto già accade in altre aree del nostro Paese. E ci sembra paradossale che due rappresentanti del popolo, così attenti a quello che accade nel territorio non sappiano che l’Italia è a livello europeo la nazione che ha sperimentato le migliori pratiche per ridurre l’impatto delle predazioni sugli allevamenti, basta seguire l’esperienza di Wolfnet e del Parco nazionale della Maiella, w che anche all’estero queste pratiche vengono seguite. Infine, riteniamo scorretto accostare l’aggettivo “ibrido” al lupo delle Marche. Dai dati che abbiamo a disposizione, in particolare dai dati presentati dal CRAS Marche lo scorso agosto, di tutti i lupi di cui si è fatta la caratterizzazione genotipica, non si è ancora mai riscontrato un esemplare ibrido.
Secondo Stefano Raimondi, coordinatore ufficio Aree Protette e biodiversità di Legambiente «Il provvedimento proposto non solo è in contrasto con la direttiva comunitaria Habitat e con gli obiettivi e orientamenti della Strategie UE sulla tutela della biodiversità, ma rischia anche di essere oltre che inutile anche dannoso come dimostrato da recenti studi che illustrano come l’abbattimento di alcuni esemplari di lupo destrutturano i branchi ed aumentano la dispersione dei suoi componenti, cosa che può determinare nel medio e lungo termine un incremento della predazione sul bestiame domestico. In questo modo – continua Raimondi – la scorciatoia ipotizzata rischia, quindi, di aggravare piuttosto che risolvere il problema della predazione degli animali domestici da parte del lupo, considerando infine che le deroghe sono già possibili nell’ambito della Direttiva Habitat ma non sono mai state applicate perché su di esse deve avere un ruolo fondamentale l’iter autorizzatorio di Ispra per non far prevalere il principio della deroga per pressione politico-sociale, ma dietro un’effettiva analisi dei presupposti di natura invece tecnico-gestionale».