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MARCHE, LE IMPRESE CHIUDONO A CAUSA DELLA CONTRATTAZIONE

Imprese

impreseANCONA 7 GIU.  I settori più esposti alla contraffazione nella Regione Marche, secondo un Rapporto di Confartigianato,  sono quelli del tessile, abbigliamento, calzature, occhialeria, cosmetici, giocattoli, apparecchiature elettriche, che rappresentano circa il 77% del valore delle merci sequestrate.

La contraffazione è un business colossale e globalizzato che gira a pieno regime ed è tra le cause della crisi delle nostre piccole imprese manifatturiere. Proprio in questi settori di punta del Made in Italy negli ultimi 5 anni le imprese artigiane hanno registrato un calo nelle Marche del  10%. La rilevazione di Confartigianato mostra che la Cina guida la classifica dei Paesi di provenienza di merce contraffatta con una quota del 66,1% dei prodotti sequestrati dalle autorità italiane.
La contraffazione presenta alcuni casi di specializzazione settoriale: ad esempio per profumi e cosmetici la principale fonte di provenienza è la Turchia (51,2%), per i prodotti alimentari l’Egitto (34,3%). La modalità preferita per introdurre i ‘falsi’ in Europa è il trasporto via mare che riguarda il 66,1% del valore dei sequestri effettuati nell’Ue.
Nettamente distanziati i trasferimenti aerei (11%), per posta (9,1%), su strada (8,1%), per corriere espresso (5,6%). “Un fenomeno di dimensioni globali come la contraffazione – avverte Confartigianato Marche – va combattuto con armi globali. Serve un’azione congiunta di tutti i livelli di Governo, in Italia, in Europa e a livello internazionale. L’azione repressiva, la collaborazione tra le forze dell’ordine di tutti i Paesi, devono essere accompagnate da attività di prevenzione e da iniziative legislative a tutela dell’origine e della qualità dei prodotti.”
“L’Italia – ribadisce Confartigianato – non deve rinunciare a difendere l’origine dei propri prodotti e a valorizzare il patrimonio manifatturiero. Confartigianato continuerà a battersi affinché l’Europa riconosca e approvi l’obbligo di indicare il marchio ‘made in’ sui prodotti al fine di garantirne la piena tracciabilità, come già avviene nei principali Paesi aderenti al WTO (ad esempio USA, Giappone, Canada e Corea). Ne va della difesa del patrimonio manifatturiero dell’artigianato e dell’impresa diffusa, del diritto dei consumatori a una corretta informazione sull’origine dei beni acquistati, della lotta al grave fenomeno della contraffazione che nel mondo fattura 200 miliardi l’anno e che in Italia ‘vale’ 6.924 milioni, pari allo 0,45% del Pil, e colpisce proprio i settori di punta del made in Italy.