ANCONA 14 MAR. Una strategia di rilancio dell’Area di crisi Fabrianese attraverso le risorse europee destinate allo sviluppo regionale (Fesr) e al lavoro (Fse). È quanto prevede uno specifico progetto di investimento, promosso dalla Regione Marche, nell’ambito dell’Accordo di programma sottoscritto con il ministero dello Sviluppo Economico già nel 2010. Beneficiaria degli interventi sarà un’area circoscritta di quella individuata nell’Accordo, censita come più depressa sulla base degli indicatori comunitari: coinvolge i comuni di Fabriano, Sassoferrato, Genga, Cerreto d’Esi e Matelica. I primi quattro rientrano in quello che viene definito come “Sistema locale del lavoro del Fabrianese (SLL)”, mentre Matelica (ricompresa nel Gal Colli Esini) condivide, da tempo, con il SLL, progetti di sviluppo. La strategia, nel suo complesso, prevede, oltre a 400 mila euro di fondi Fse, l’attivazione di fondi Fesr per un ammontare complessivo di circa 3,7 milioni di euro, di cui 3,2 milioni riservati a incentivi per i progetti aziendali, presentati sia da imprese singole che aggregate: nel primo caso, i progetti avranno un entità finanziaria compresa tra i 50 e i 150 mila euro, nel secondo caso tra i 150 e i 300 mila euro. “Tutti gli interventi sono calibrati ai fabbisogni delle medie, piccole e piccolissime imprese, non solo della manifattura tradizionale, ma anche dei settori della strategia di specializzazione intelligente regionale, con un impatto capillare sul ristretto territorio individuato – chiarisce l’assessora alle Attività Produttive, Manuela Bora – L’elemento innovativo dell’ITI Fabriano risiede nel fatto di convergere risorse europee e misure di diversi programmi operativi verso un comune obiettivo: quello del rilancio produttivo e occupazionale di un territorio specifico. Verrà concretizzato tramite un bando multimisura e plurifondo che avvierà i vari interventi con una procedura unica, articolata in successivi step”. Una metodologia, ha ribadito l’assessore al Lavoro, Loretta Bravi, “ben pensata per aggredire un problema. Investiamo in un’area che da otto anni fatica a risalire, puntando su una formazione utile alla qualità delle nostre micro imprese e dando una nuova veste all’innovazione”.
La strategia rappresenta il frutto del lungo lavoro svolto dalla Regione Marche, anche recependo le indicazioni delle Associazioni di categoria sugli specifici fabbisogni produttivi e di innovazione delle imprese dell’area. Si è concretizzata nelle “Linee guida per l’attuazione degli strumenti territoriali integrati del Por Fesr e Por Fse” riservati alla aree di crisi. I canali utilizzati sono varie misure dei due Programmi operativi regionali (Por): ricerca, sviluppo tecnologico e innovazione; competitività delle piccole e medie imprese; efficientamento energetico; formazione e occupazione. Si prevede, innanzitutto, la realizzazione di un “Progetto complesso di piattaforma tecnologica”, da collegare con le altre piattaforme realizzate nelle Marche. Verrà garantita la trasferibilità dei risultati di questa prima sperimentazione, promossa attraverso la collaborazione di imprese, università, Centri di ricerca: un punto di partenza e di riferimento per gli investimenti produttivi e di innovazione che verranno successivamente attivati dalle imprese di micro, piccola e media dimensione. Un secondo progetto riguarda gli investimenti finalizzati alla realizzazione di nuovi prodotti e servizi necessari al rilancio dell’area. Investimenti realizzati da imprese del territorio, con priorità per quelle dei settori definiti nella strategia di specializzazione intelligente regionale, allo scopo di integrare le filiere produttive ed elevare i livelli produttivi. Un terzo progetto punta alla riduzione dei consumi energetici delle imprese e delle aree produttive attraverso l’installazione di impianti alimentati con fonti rinnovabili. Gli investimenti in innovazione ed efficientamento energetico delle imprese possono anche rappresentare due fasi di un unico progetto, all’interno di un’unica strategia aziendale. Andranno, comunque, correlati a un programma occupazionale di incremento delle unità lavorative (a tempo indeterminato o determinato e a tempo pieno) entro la conclusione del progetto. Assunzioni che dovranno essere mantenute per almeno 24 mesi. Il programma occupazionale garantito dall’impresa verrà accompagnato da stage, borse lavoro, tirocini (“training on the job”), oltre che da interventi di formazione rivolti ai disoccupati impiegati in azienda.