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IN PRIMAVERA INAUGURAZIONE MUSEI CIVICI A MACERATA E DELL’ALTO MEDIO EVO AD ASCOLI

inaug3MACERATA 20 MAR.  A primavera si festeggiano, in occasione delle Giornate del FAI, due eventi importanti per la cultura delle Marche: il 21 marzo si apriranno le sale dedicate all’arte antica nel piano nobile del palazzo Buonaccorsi nel centro storico di Macerata mentre il 22 verrà inaugurato il Museo dell’Alto Medio Evo al Forte Malatesta di Ascoli Piceno.

Grande soddisfazione da parte dell’assessore alla Cultura, Pietro Marcolini, nel presentare questa mattina le novità, affiancato da Stefania Monteverde, assessore alla Cultura  di Macerata, Guido Castelli, Sindaco di Ascoli Piceno, Stefano Papetti, curatore  delle collezioni comunali di Ascoli Piceno, e dai soprintendenti ai Beni architettonici, storici, artistici, Stefano
Gizzi e Pierluigi Salvati.

“Due eventi – ha detto Marcolini – valorizzano due grandi musei della regione in due capitali dell’arte italiana: l’apertura delle nuove sale a Macerata e l’allestimento del nuovo museo di Ascoli Piceno rappresentano l’importanza di investire in cultura per implementare l’offerta complessiva delle nostre città d’arte. I musei ne sono il cuore pulsante insieme alle biblioteche, sono il luogo dove il passato si racconta e si trasforma ogni volta. Oggi le Marche si presentano con due strutture rinnovate, nel cuore di splendide città che li custodiscono, capaci di richiamare e attrarre visitatori per il loro valore estetico e architettonico, per la qualità del restauro e per la ricchezza delle opere. Un impegnativo lavoro che ha comportato, oltre ad una campagna di restauri e di studi, la creazione di accurati strumenti informativi, anche multimediali, che invitano il visitatore a conoscere i segreti e la storia delle collezioni. Questo chiediamo ai musei delle Marche: di aprirsi e raccontarsi e tutti insieme lo faranno in occasione di Grand Tour Musei Marche il 17 e 18 maggio”.

 

I Musei civici a Palazzo Buonaccorsi di Macerata

L’allestimento delle nuove sale dedicate all’arte antica nel piano nobile del palazzo Buonaccorsi di Macerata, sede dal 2009 dei musei civici, rappresenta il risultato più significativo di un progetto pluriennale che vede il Comune di Macerata impegnato, con il sostegno della Regione Marche, nella creazione di un grande polo museale all’interno dello storico palazzo Buonaccorsi, noto soprattutto per  la monumentale Galleria dell’Eneide. Fastoso esempio di ambiente tardo barocco, con affaccio su una vasta terrazza che spazia verso le colline e il mare, la Galleria dell’Eneide, creata dal conte Raimondo Buonaccorsi nei primi decenni del ‘700, diventa ora il momento conclusivo e culminante del nuovo allestimento museale. Le opere dei secoli XV –  XVIII appartenenti alle collezioni del Comune di Macerata, vengono esposte sull’intero piano nobile dell’edificio, lungo una scenografica sequenza di sale riccamente rifinite e decorate, fino al vasto salone ornato dei dipinti ispirati al poema virgiliano, che colpì negli anni Sessanta lo storico dell’arte Francis Haskell per l’estrema varietà dello schema decorativo, la profusione di marmi policromi, la straordinaria ricchezza dell’insieme. Raimondo Buonaccorsi (1669 – 1743) figura dunque a ragione nel novero di quei gentiluomini di provincia che con il loro diffuso collezionismo crearono una fittissima rete di rapporti fra artisti, territori e società aristocratica dalla piena età barocca fino alle soglie dell’illuminismo. Dispersa la restante parte della collezione Buonaccorsi che si trovava nel palazzo, il piano nobile ospita oggi oltre un centinaio di opere, in parte provenienti da chiese e conventi e, in maggior numero, da collezioni private giunte in tempi diversi ad incrementare la pinacoteca civica, che fu ufficialmente istituita nel 1860 dopo il lascito del pittore e architetto maceratese Antonio Bonfigli (1806- 1865 ) e condivise, per quasi un secolo e mezzo, la sede dell’antico collegio dei gesuiti con la biblioteca cittadina. Vero nuovo museo della città, il piano nobile di palazzo Buonaccorsi propone oggi un percorso ordinato cronologicamente, a partire dalle testimonianze  artistiche quattrocentesche, fra cui la piccola Madonna con Bambino  di Carlo Crivelli che resta l’opera più nota della collezione, passando attraverso episodi peculiari della storia cittadina, come l’accademia dei Catenati, cenacolo di umanisti sorto nel 1574 che nella sua lunga parabola annoverò fra i propri adepti anche Torquato Tasso, fino alla ricca campionatura da raccolte private di carattere aristocratico ( la collezione Ciccolini) o professionale, quale la già ricordata collezione Bonfigli. L’originale proposta del nuovo museo, scaturisce dal dialogo fra la suggestione degli ambienti dell’antico appartamento e l’offerta di un articolato percorso storico che delinei le vicende dell’arte e del collezionismo cittadino.

 

Il Museo dell’alto medioevo al Forte Malatesta di Ascoli Piceno

Il Comune di Ascoli Piceno, in collaborazione con il Mibac, ha provveduto ad allestire al terzo piano del Forte Malatesta il Museo dell’Alto Medioevo dove, insieme ai corredi funerari longobardi rinvenuti a Castel Trosino, sarà possibile ammirare anche le oreficerie gote di Arquata del Tronto e numerosi reperti scultorei altomedievali appartenenti al Lapidario del Comune.

Nei suggestivi ambienti progettati da Antonio da Sangallo il Giovane, recentemente restaurati a cura dello Stato, viene proposto un interessante allestimento che, per la presentazione dei manufatti esposti, si avvale di moderni supporti multimediali che consentono al visitatore di fruire di una visione particolareggiata degli oggetti, di una accurata presentazione del contesto di rinvenimento e di vari approfondimenti di natura tecnica.

Attraverso un articolato sistema di touch-screens, disposti accanto alle vetrine lungo tutto il percorso espositivo è dunque possibile creare una coinvolgente interazione con i reperti volta a ricostruire lo stile di vita, il vestiario e le armi in uso presso le popolazioni longobarde insediate nel territorio ascolano.

La visita al Museo inizia con un video che illustra la storia del ritrovamento e della campagna di scavo condotta nel 1893-1896 e si conclude con un altro filmato che, attraverso rilievi, fotografie d’epoca e disegni ricostruisce le alterne vicende del “Tesoro Longobardo di Castel Trosino”. Tra i manufatti presentati, una sepoltura femminile ed una maschile caratterizzate da un ricco corredo che qualifica i defunti come personaggi di alto rango: i finimenti per la cavalcatura e la ricca cintura guarnita con puntali in oro, testimoniano l’altissima qualità tecnica della tradizione orafa longobarda e le fibule a disco ornate in filigrana e le collane in pasta vitrea completate da pendenti in oro, consentono di documentare il grande fascino che la tradizione bizantina ha esercitato sui Longobardi. Nel corso di una recente rivisitazione dello scavo effettuata nel 2001, sono stati riportati alla luce altri monili come un raro anello–sigillo d’oro usato dai nobili longobardi, orecchini a cestello e fibule auree che vengono presentati accanto ai reperti rinvenuti in occasione del primo intervento.