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Senigallia, la polizia blocca Pakistano “ricercato” per caporalato al rientro in Italia

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Commissariato Senigallia

La vicenda fa riferimento ad una articolata indagine condotta dal personale del Commissariato di P.S. di Senigallia che, nel 2019, ha posto in atto tutta una serie di attività di polizia giudiziaria che hanno portato alla luce gravi condotte di sfruttamento del lavoro cd. “caporalato”, oltre che in materia di favoreggiamento all’immigrazione clandestina, commesse a Senigallia e comuni limitrofi.
In quella occasione gli agenti accertarono la presenza di alcuni soggetti, di origine pakistana, che avevano messo in piedi una struttura complessa che si occupava di far giungere i cittadini in zona, di dare loro vitto e alloggio e di trovargli un lavoro per lavori nei campi. Solo che tutto questo accadeva in una situazione di sfruttamento e violazione dei più elementari principi di rispetto della dignità della persona; nel corso dell’attività si era scoperto che detti lavoratori venivano alloggiati in stabili ove si trovavano decine di connazionali ammassati anche 4\5 per stanza ed in condizioni igieniche pessime. Inoltre, si accertava che questi venivano impiegati sui campi per un numero di ore superiore a quanto indicato nei contratti ed in alcuni casi i lavoratori erano irregolari. Nel corso dell’attività venivano raccolte diverse testimonianze di soggetti che raccontavano lo sfruttamento subito nei mesi precedenti.
Di seguito ai molteplici riscontri raccolti dagli investigatori del Commissariato di Polizia di Senigallia, il GIP del Tribunale di Ancona aveva emesso due ordinanze di custodia cautelare in carcere a carico dei due soggetti ritenuti responsabili delle gravi condotte; di questi, nel 2020, uno era stato tratto in arresto e condotto in carcere mentre il secondo risultava esser rientrato al paese d’origine. Qualche giorno addietro quest’ultimo, però, faceva rientro in Italia ed al momento dell’arrivo i poliziotti accertavano che egli risultava destinatario della misura cautelare personale del divieto di dimora in provincia di Ancona e, pertanto, davano esecuzione al provvedimento. L’uomo, dunque, non potrà far rientro in provincia di Ancona, e neppure a Senigallia, ove , al tempo, aveva costituito e svolto l’illecita attività.