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CNA Ancona, nel 2021 rischia di chiudere 1 impresa su 4

Nell’attività di ascolto ed assistenza che la CNA ha messo in campo nei mesi scorsi, con centinaia di telefonate e quando possibile di visite agli associati sono emerse indicazioni oltremodo esplicite rispetto allo stato di salute del nostro contesto economico.

 

Purtroppo, dopo aver inaugurato un altro colore, il “giallo rafforzato” ed in attesa del probabile ritorno all’arancione, le imprese intervistate sono “al verde” e vedono decisamente “nero”.

 

Il Centro Studi della CNA Nazionale ha interpellato migliaia di imprese, di cui un campione significativo che opera nella provincia di Ancona, raccogliendo uno spaccato oggettivamente preoccupante e decisamente autentico ed autorevole. Benché lo stato confusionale emotivo e i riflessi lavorativi indotti dal Covid siano stati sostanzialmente metabolizzati nei mesi scorsi, la dolorosa palestra fatta dagli imprenditori sta lasciando il posto ad un giudizio lucido e razionale sulle prospettive delle proprie attività, che nei mesi scorsi si sono dovute misurare con un’autentica trasfigurazione del modus operandi.

 

Ciò che ne emerge era purtroppo nell’aria, ovvero il 74,1% si dichiara sfiduciato sull’auspicato rimbalzo del fatturato nel 2021, soprattutto nel turismo, servizi alla persona e trasporto. Meglio i settori che hanno potuto sfruttare il lavoro da remoto e coloro che hanno addirittura accresciuto il loro fatturato (8,7%) con rinnovate strategie aziendali organizzative, formative ed innovative o più semplicemente legate ad una settorialità che l’emergenza ha penalizzato solo in parte. Tuttavia i più ottimisti (il 46,5% del totale) sono gli edili e la loro filiera, che aspettano il prolungamento dell’orizzonte temporale nel quale sfruttare il super bonus del 110% come una manna dal cielo.

 

Al di là dei due popoli, il dato più preoccupante dei pessimisti è quel 27% che addirittura teme di dover cessare la propria attività già dalla prossima primavera, quando le sospensioni ed i sussidi potrebbero decadere e si ricomincerà a pagare moratorie, tributi e contributi, oltre a dover sostenere l’organico aziendale, senza aver nel frattempo messo sufficiente fieno in cascina.

 

Cosa chiedono le imprese attraverso la CNA al Governo nazionale e regionale è presto detto. Per il 36,4% di loro la strada imboccata è corretta ed è bene agire in maniera chirurgica un passo alla volta, per aree specifiche in base alla gravità della situazione sanitaria, mentre un buon 35,6% sottolineano la necessità di tenere in debita considerazione le ragioni economiche evitando altri confinamenti, che a quel punto sarebbero letali. Il 78,7% delle imprese intervistate si aspettano un adeguato intervento economico e finanziario a compensazione delle perdite documentabili, con punte del 90% nel servizio alle persone e nel turismo, ma anche investimenti per la competitività territoriale, infrastrutture materiali ed immateriali con le risorse europee e misure di sostegno al reddito dei lavoratori.